Diffamazione, insulto, oltraggio, denuncia, falsa testimonianza: fatti assistere da un avvocato in diritto penale della comunicazione a Parigi

Testi e sanzioni, prescrizioni, mezzi di difesa:

La diffamazione e l'insulto sono i cosiddetti reati “a stampa” soggetti a una speciale e delicata procedura volta a preservare la libertà di espressione ea scoraggiare coloro che vogliono rimuovere o punire contenuti dannosi.

Ad esempio, il termine di prescrizione per avviare un procedimento è in linea di principio di tre mesi, oltre i quali l'azione si prescrive.

È la legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa che prevede e punisce questi reati.

Sezione 29

Modificato dall'ordinanza 6 maggio 1944 – art. 4

Qualsiasi accusa o imputazione di un fatto che leda l'onore o la considerazione della persona o dell'ente a cui il fatto è imputato è diffamazione. E' punibile la pubblicazione diretta o mediante riproduzione di tale accusa o di tale imputazione, anche se effettuata in forma dubbia ovvero se diretta a persona od ente non espressamente nominato, ma la cui identificazione è resa possibile dai termini discorsi, grida , minacce, scritte o stampati, cartelli o manifesti incriminati.

Qualsiasi espressione oltraggiosa, termini di disprezzo o invettive che non contengano l'imputazione di alcun fatto è un insulto.

Sezione 32

Modificato dalla LEGGE n°2019-222 del 23 marzo 2019 – art. 71 (V)

La diffamazione commessa nei confronti di persone fisiche con uno dei mezzi di cui all'articolo 23 è punita con la sanzione pecuniaria di 12.000 euro.

La diffamazione commessa con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base della loro origine o della loro appartenenza o non appartenenza ad un'etnia, nazione, razza o religione determinata è punita con un anno di reclusione e con la multa di 45.000 euro o una sola di queste due sanzioni.

La diffamazione commessa con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base del sesso, dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere o della disabilità sarà punita con le pene previste dal comma precedente.

Nel caso di condanna per uno dei fatti previsti dai due commi precedenti, il giudice può altresì disporre:

1° L'affissione o la diffusione della decisione pronunciata alle condizioni previste dall'art Regola 131-35 il codice penale;

 

Diffamazione: come viene punita? come difendersi?

Le difese sono:

  • la verità dei fatti
  • buona fede
  • il fatto non diffamatorio, non lesivo dell'onore e della considerazione
  • l'assenza di fatti specifici, l'espressione di un'opinione o un insulto

Quando i fatti rivelano una discriminazione, si incorre nella custodia della polizia e nell'immediata comparizione (indotta dalla pena detentiva di un anno). CRPC è escluso.

In linea di principio non è prevista la custodia cautelare. (il mandato deve essere strettamente necessario alle indagini e proporzionato alla gravità del reato (CA Parigi, 4° cap. int., 15 maggio 2009 n.2008/06790 : Com. com. elettr. 2010, crono. 3, n. 12, oss. C. Bigotto).

La procedura sommaria può essere utilizzata per alleviare l'urgenza, così come la procedura accelerata nel merito prevista dall'articolo 6.I.8 comma 1 della legge n° 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale.

Il diritto di replica e la sanzione del rifiuto del diritto di replica consentono di accelerare le possibilità di contestazione.

Le sentenze affermano spesso nel preambolo della loro motivazione e in modo sintetico:

– l'articolo 29 comma 1 della legge 29 luglio 1881 definisce la diffamazione
come la pubblicazione diretta o mediante riproduzione di “qualsiasi
l'accusa o l'imputazione di un fatto che lede l'onore o
considerazione della persona o dell'ente cui l'atto è attribuito”;
– deve essere la persona o l'ente a cui è attribuito l'atto
espressamente nominati o in mancanza, deve essere effettuata la loro identificazione
possibile dai termini utilizzati o dalle loro circostanze intrinseche o
estrinseco;
– deve trattarsi di un fatto specifico, suscettibile di essere oggetto di dibattito
contraddittorio sulla prova della sua verità, che così distingue il
diffamazione, da un lato, insulto - caratterizzato, secondo il secondo
comma dell'articolo 29, da “qualsiasi espressione offensiva, termini di
disprezzo o invettiva che non contenga l'imputazione di alcun fatto”- e,
dall'altro, dall'espressione soggettiva di un'opinione o di un giudizio
di valore, la cui rilevanza può essere liberamente discussa all'interno del quadro
di un dibattito di idee ma la cui verità non può essere provata;
– l'onore e la considerazione della persona non dovrebbero
da apprezzare secondo le concezioni personali e soggettive di questo,
ma secondo criteri oggettivi e la riprovazione generale
causato dall'assunto contestato, che il fatto imputato è penalmente
riprovevole o manifestamente contrario alle regole della morale
comunemente accettato;
– diffamazione, che può essere sotto forma di allusione o
di insinuazione, va valutata tenendo conto degli elementi
intrinseco ed estrinseco al mezzo in questione, vale a dire sia il
il contenuto stesso delle osservazioni e del contesto in cui si svolgono;
– queste disposizioni si applicano in materia civile, anche davanti alla
Presidente della Corte.

 

L'insulto:

Sezione 33

Modificato dalla LEGGE n°2021-1109 del 24 agosto 2021 – art. 38

L'insulto commesso con gli stessi mezzi nei confronti degli enti o delle persone designate dagli articoli 30 e 31 della presente legge è punito con la sanzione pecuniaria di 12.000 euro.

L'insulto commesso allo stesso modo nei confronti di privati, quando non sia stato preceduto da provocazioni, sarà punito con la multa di 12.000 euro.

È punito con la reclusione di un anno e con la multa di 45.000 euro per le offese commesse con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base della loro origine o della loro appartenenza o non appartenenza a un'etnia, nazione, razza o religione .

Gli insulti commessi nelle medesime condizioni nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base del loro sesso, orientamento sessuale o identità di genere o della loro disabilità saranno puniti con le pene previste dal comma precedente.

Quando gli atti di cui ai commi terzo e quarto del presente articolo sono commessi da persona investita di pubblici poteri o incaricata di un incarico di pubblico servizio nell'esercizio o in occasione dell'esercizio delle sue funzioni o della sua missione, le pene sono aumentate a tre anni di reclusione e alla multa di 75.000 euro.

Nei casi di condanna per uno dei fatti previsti dai commi terzo e quarto, il giudice può altresì disporre:

1° L'affissione o la diffusione della decisione pronunciata nelle condizioni previste dagli articoli 131-35 del codice penale;

2° (Abrogata).

 

Esistono molti regimi speciali (reati che comportano atti contro le autorità, o discriminazione razziale o sessista, ecc.)

La diffamazione e gli insulti possono essere perseguiti nell'ambito di procedimenti penali e civili, il rinvio a un giudice istruttore consente in linea di principio una ricerca più attiva di autori anonimi.

La revoca sospende l'azione penale (art.49).

Il nostro articolo: Insulto online: controlla la definizione

La diffamazione e gli insulti non pubblici sono sanzionati meno severamente.

Articolo R621-1

La diffamazione non pubblica di una persona è punita con la sanzione prevista per i reati di 1° grado (38 euro).

La verità dei fatti diffamatori può essere accertata in conformità alle disposizioni legislative relative alla libertà di stampa.

Articolo R621-2

L'insulto non pubblico nei confronti di una persona, quando non sia stato preceduto da provocazione, è punito con la sanzione prevista per le multe di 1a classe (38 euro).

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La comunicazione o l'espressione verbale o scritta in genere dà tuttavia luogo ad altre forme di reato che non rientrano nel regime della stampa e sono contemplate dal diritto civile o penale, o dalla giurisprudenza commerciale. La denigrazione commerciale è quindi sanzionata civilmente, in materia di concorrenza sleale, e consente di perseguire atti volti a screditare il concorrente al fine di pregiudicarne l'attività commerciale.

Il nostro articolo: Il parere negativo: l'azienda Roquefeuil risponde

Disprezzo: come viene sanzionato? come difendersi?

Il disprezzo è previsto e punito dal codice penale:

Sezione 433-5

Modificato dalla LEGGE n°2021-1520 del 25 novembre 2021 – art. 55

Parole, gesti o minacce, scritti o immagini di qualsiasi natura non resi pubblici o l'invio di oggetti di qualsiasi natura indirizzati a persona incaricata di un incarico di pubblico servizio, nell'esercizio o in occasione dell'esercizio della sua missione, e suscettibili di pregiudicare la sua dignità o il rispetto dovuto alla funzione di cui è investito.

Quando è rivolto a persona titolare di pubblica autorità, a vigile del fuoco o a marittima-pompiere nell'esercizio o in occasione dell'esercizio delle sue missioni, l'oltraggio è punito con la reclusione di un anno e con la multa di 15.000 euro.

Quando è rivolta a persona incaricata di un incarico di pubblico servizio e che i fatti sono stati commessi all'interno di un istituto scolastico o scolastico, ovvero, in occasione di ingressi o uscite degli alunni, nell'intorno di tale istituto, il disprezzo è punito con la reclusione di sei mesi e con la multa di 7.500 euro.

L'oltraggio previsto dal primo comma, quando commesso in adunanza, è punito con la reclusione di sei mesi e la multa di 7.500 euro e l'oltraggio previsto dal secondo comma è punito con la reclusione di due anni e la multa di 30.000 euro.

 

Sezione 433-5-1

Legge istitutiva n°2003-239 del 18 marzo 2003 – art. 113 () JORF 19 marzo 2003

L'atto, durante una manifestazione organizzata o regolamentata dai pubblici poteri, di insultare pubblicamente l'inno nazionale o il tricolore è punito con la multa di 7.500 euro.

Se commesso in assemblea, questo oltraggio è punito con sei mesi di reclusione e una multa di 7.500 euro.

La soglia dei 6 mesi di reclusione fa scattare la possibilità dell'affidamento e dell'immediata comparizione.

L'indignazione è diretta contro l'autorità e non è commessa attraverso la diffusione pubblica.

Il Consiglio costituzionale (Cons. cost. 9 apr. 2021, n° 2021-896 QPC) rileva che “la stessa dichiarazione resa pubblicamente nei confronti di persona incaricata di un incarico di pubblico servizio o depositaria della pubblica autorità può costituire un pubblico oltraggio o ingiuria ”. Tuttavia, rileva che, se si tratta di un attacco alla dignità delle funzioni nei due casi, tale attacco è diverso in quanto l'oltraggio deve, per essere punibile, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, essere rivolto direttamente alla persona offesa o derivare dal desiderio che le osservazioni gli vengano riferite da una persona presente. In altre parole, il disprezzo è punibile solo se colpisce il titolare della carica. Al contrario, l'insulto pubblico non deve essere rivolto direttamente alla persona interessata o destinato a essere riferito a lui. Essendo i due atti di diversa natura, è salvaguardato il principio di uguaglianza davanti alla legge.

Il disprezzo presuppone un rapporto diretto, una forma di aggressione verbale, quasi fisica. L'insulto pubblico è rivolto in primo luogo a un pubblico che non è la persona insultata.

occorre altresì confrontare i seguenti reati, che risultano dallo stesso registro:

Denuncia calunniosa: come viene sanzionata? come difendersi?

Secondo l'articolo 226-10 del codice penale: 

“Regola 226-10 versione in vigore dall'11 dicembre 2016, Modificato dalla Delibera n.2016-741 DC dell'8 dicembre 2016 – art. 4, c. iniziato.

La denuncia, fatta con qualsiasi mezzo e diretta contro una determinata persona, di un fatto che può comportare sanzioni legali, amministrativo o disciplinare e che sappiamo essere totalmente o parzialmente imprecisi, quando è indirizzata ad un ufficiale giudiziario o amministrativo o di polizia giudiziaria, o ad un'autorità con il potere di agire su di esso o di adire l'autorità competente, sia ai superiori gerarchici sia al datore di lavoro della persona denunciata è punito con cinque anni di reclusione e 45.000 euro di multa.

La falsità del fatto denunciato risulta necessariamente dalla decisione, divenuta definitiva, di assoluzione, assoluzione o archiviazione, che dichiari che il fatto non è stato commesso o che non è imputabile alla persona denunciata.

In ogni altro caso, il giudice adito a carico del denunciante valuta la rilevanza delle contestazioni da lui mosse”.

 

Falsa testimonianza:

Si tratta di una dichiarazione resa in tribunale:

Articolo 434-13 del codice penale:

Versione in vigore dal 1° gennaio 2002 Modificato dall'Ordinanza n° 2000-916 del 19 settembre 2000 – art. 3 (V) JORF 22 settembre 2000 in vigore dal 1 gennaio 2002

La falsa testimonianza resa sotto giuramento davanti a qualsiasi giudice o davanti a un ufficiale di polizia giudiziaria che agisca in esecuzione di una rogatoria è punita con la reclusione di cinque anni e con la multa di 75.000 euro.

Tuttavia, il falso testimone è esente da pena se ha spontaneamente ritrattato la sua testimonianza prima della decisione che pone fine al procedimento resa dal giudice istruttore o dal giudice del merito.

 

La notizia falsa:

Sono notizie false, nella legge francese vengono sanzionate quando mirano a falsare le campagne elettorali.

" Arte. L. 163-2.-I (codice elettorale).-Durante i tre mesi che precedono il primo giorno del mese delle elezioni generali e fino alla data dello scrutinio in cui sono acquisite, quando accuse o imputazioni inesatte o fuorvianti di un fatti idonei ad alterare la veridicità del prossimo scrutinio sono diffusi in modo deliberato, artificioso o automatizzato e massivo attraverso un servizio di comunicazione pubblica on line, il giudice del rito sommario può, su richiesta del pubblico ministero, di qualunque candidato, di qualunque partito o gruppo politico o di qualsiasi persona avente interesse ad agire, e fatto salvo il risarcimento del danno subito, prescrivere alle persone fisiche o giuridiche di cui al 2 di I dell'articolo 6 della legge n. 2004-575 del 21 giugno, 2004 sulla fiducia nell'economia digitale o, in mancanza, a qualsiasi persona di cui al punto 1 dello stesso do tutte le misure proporzionate e necessarie per porre fine a tale diffusione.
“II.- Il giudice di camera di consiglio decide entro quarantotto ore dal rinvio.
“In caso di appello, il tribunale decide entro quarantotto ore dal rinvio.
“III.- Le azioni fondate sul presente articolo sono proposte esclusivamente dinanzi al tribunal de grande instance e alla corte d'appello determinata con decreto. »

ARCOM, il regolatore delle telecomunicazioni, garantisce che gli stati stranieri non alterino la sincerità del voto.

LA LEGGE n° 2018-1202 del 22 dicembre 2018 relativa alla lotta contro la manipolazione dell'informazione modifica così il codice elettorale, LA LEGGE DEL 30 SETTEMBRE 1986 RELATIVA ALLA LIBERTÀ DI COMUNICAZIONE (articoli da 5 a 10),

Le piattaforme hanno obblighi di trasparenza e cooperazione e devono istituire procedure di segnalazione per combattere le fake news.

Regolamenti europei (DSA-DMA) rafforzano gli obblighi delle piattaforme in termini di trasparenza sull'origine degli annunci, che in linea di principio consente di identificare quelli a fini politici, e le piattaforme possono scegliere di nascondere determinati contenuti durante un periodo elettorale, o istituire di fatto celle di controllo per allertare il lettore.

Sei vittima di un insulto, diffamazione, disprezzo, falsa testimonianza e vuoi sapere come puoi difenderti? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, ti assiste per consigliarti e per garantire che i tuoi interessi siano rispettati.

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Diritto all'oblio, alla cancellazione dai motori di ricerca 

odio online

Responsabilità degli attori di Internet e dei media

custodia e password

Aggiornato il 7 novembre 2022

Una persona è stata arrestata per possesso di droga. Mentre era sotto la custodia della polizia, ha ha rifiutato di dare agli investigatori i codici per sbloccare due telefoni che potrebbero essere stati usati nel traffico di droga..

Questa persona, che è stata perseguita davanti a un tribunale penale, non è stata condannata per essersi rifiutata di fornire i codici di sblocco del suo telefono; è stata assolta.

Le password e le convenzioni di crittografia consentono di proteggere i dati, e la loro divulgazione imposta dalle autorità può mettere a rischio la libertà individuale e la democrazia, ma anche consentire la repressione del crimine.

Il Consiglio Costituzionale, sul QPC in cui interviene la Quadrature du Net, stabilisce che l'incriminazione del rifiuto di comunicare una password non è contraria alla Costituzione.

L'articolo 434-15-2 del Codice Penale, nella sua formulazione risultante dalla legge del 3 giugno 2016, prevede:


"È punito con tre anni di reclusione e una multa di 270.000 euro chiunque sia a conoscenza dell'accordo segreto di decodifica di un mezzo di crittologia che potrebbe essere stato utilizzato per preparare, facilitare o commettere un crimine o un delitto, se rifiuta di consegnare tale accordo alle autorità giudiziarie o di darvi attuazione, su richiesta di tali autorità emessa ai sensi dei Titoli II e III del Libro 1 del Codice di Procedura Penale. 

"Se il rifiuto avviene quando la consegna o l'attuazione dell'accordo avrebbe permesso di evitare la commissione di un crimine o di un reato o di limitarne gli effetti, la pena è aumentata a cinque anni di reclusione e una multa di 450.000 euro.
L'articolo 29, paragrafo 1, della legge del 2004 sulla fiducia nell'economia digitale (iloi n° 2004-575 del 21 giugno 2004 per la fiducia nell'economia digitale) prevede :

Per crittografia si intende qualsiasi hardware o software progettato o modificato per trasformare i dati, utilizzando convenzioni segrete o per eseguire l'operazione inversa con o senza convenzioni segrete. Lo scopo principale di questi mezzi crittografici è quello di garantire la sicurezza dell'archiviazione o della trasmissione dei dati, rendendo possibile la loro riservatezza, l'autenticazione o il controllo della loro integrità.

 
Il Consiglio ha dato una lettura classica del testo, cioè rigorosa, in applicazione del principio secondo cui il diritto penale deve essere interpretato in modo rigoroso, e ha dedotto la costituzionalità della disposizione (in questo caso il paragrafo 1 dell'articolo, l'unico a cui si fa riferimento).
 
L'accusa dovrà caratterizzare la persona sospettata:
 
- conoscenza della password o dell'accordo (la persona richiesta è quella che conosce effettivamente la password, e non solo quella che si suppone la conosca, o che potrebbe, o dovrebbe, conoscerla... gli intermediari tecnici come le aziende che si affidano alle loro macchine per gestire e accedere alle password potrebbero giustificare il loro rifiuto opponendo l'assenza di qualsiasi corpo fisico (essere umano) che abbia accesso all'accordo segreto) ;
- la probabilità che il dispositivo crittografico sia stato usato per scopi criminali o delinquenziali.
 
Le autorità giudiziarie a cui si fa riferimento sono quelle coinvolte nell'indagine preliminare o in flagranza di reato o nell'inchiesta (Titoli II e III del Libro I del Codice di Procedura Penale). La richiesta deve rispettare alcune formalità (notifica ufficiale delle conseguenze di un rifiuto).
 
Decisione 2018-696 del Consiglio Costituzionale del 30 marzo 2018.
Una semplice richiesta di comunicazione di una password da parte di un investigatore di polizia non sembra quindi qualificare i fatti. E il rifiuto di comunicare il codice di blocco, un "PIN" (per Personal Identification Number) non è un rifiuto di comunicare una convenzione di crittografia. In questo senso, inoltre, Parigi 16 aprile 2019, n°19/09267.
 
Convenzionalità. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di rifiuto di consegnare un accordo segreto di decrittazione criptologica non viola di per sé il diritto di rimanere in silenzio e di non incriminarsi ai sensi dell'Articolo 6 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (Cass. crim., 10 dic. 2019, n° 18-86.878)
 
La Corte di Cassazione indica che il rifiuto di consegnare il PIN può essere equivalente al rifiuto di consegnare l'accordo di decriptazione (Crim.13 Ott.2020, n°20-80150).
 
Si tratta di distinguere tra il codice che consente l'accesso a un terminale (computer, telefono, server, carta SIM, ecc.) e la chiave che permette di decifrare i dati o i metadati memorizzati o in circolazione.
 
In alcuni casi, i PIN o altri codici segreti e le password non impediscono l'accesso ai dati, in altri sì; la giurisprudenza è quindi esitante (CA Parigi 16 aprile 2019, 18-09.267 ;  Cass. crim., 13 ott. 2020, n° 20-80.150 ; Cass. crim., 13 ott. 2020, n. 19-85.984).
 

Nella sentenza del 7 novembre 2022, la Corte di Cassazione, assemblea plenaria, ricorso n. K 2183.146, afferma nel suo comunicato stampa:

A " mezzi di crittologia Lo scopo della "crittografia" è quello di rendere incomprensibili le informazioni, al fine di proteggerne l'archiviazione o la trasmissione. A " convenzione di decodifica segreta "Questo permette di rendere chiare le informazioni criptate. Quando un telefono cellulare è dotato di un sistema " mezzi di crittologia ", il codice di sblocco per la sua schermata iniziale può essere una "buona pratica". chiave di decodifica "Questo codice deve essere utilizzato se l'attivazione del codice comporta il rilascio di dati crittografati contenuti o accessibili dal dispositivo. Pertanto, se un telefono cellulare con queste caratteristiche tecniche - come è il caso della maggior parte dei telefoni cellulari oggi - è probabile che sia stato utilizzato per la preparazione o la commissione di un crimine o di un reato, il titolare, che sarà stato informato delle conseguenze penali del rifiuto, è tenuto a fornire agli investigatori il codice per sbloccare la schermata iniziale. Se si rifiuta di comunicare questo codice, commette il reato di "rifiuto di consegnare un accordo segreto di decodifica ". Pertanto, in questo caso, la decisione della Corte d'Appello viene annullata e viene nominata un'altra Corte d'Appello per riesaminare il caso.

 

Dati personali del direttore di una società commerciale


18 gennaio 2022

Aggiornato al 24 novembre 2022

 

Nell'era della protezione dei dati personali (Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati; REGOLAMENTO (UE) 2016/679 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la Direttiva 95/46/CE (Regolamento generale sulla protezione dei dati), il manager di un'azienda commerciale può legittimamente ritenere anomalo vedere i propri dati personali pubblicati e ripresi su molteplici annate parassitarie.

Vedi anche : L'opinione negativa

Queste directory parassitarie "pompano" il registro commerciale per attirare il traffico web e le entrate pubblicitarie, con il pretesto di fornire servizi più o meno torbidi, come la raccolta di recensioni e valutazioni sulle aziende, o la referenziazione di servizi su Internet in cambio di denaro.

Quando vengono coinvolti i dati personali del manager, si verifica una violazione della privacy di queste persone.

Tanto più che la pubblicazione dei dati personali del leader è inutile se non per suscitare la malsana curiosità delle persone.

Esistono infatti molti altri modi per raggiungere un manager in caso di debiti o abusi.

Tuttavia, la giurisprudenza è riluttante a sanzionare le piattaforme, con il pretesto di una certa concezione della libertà di espressione, o di una presunta necessità di interesse pubblico di pubblicare i dati personali del dirigente.

Quindi, in Sentenza della CGUE, 9 marzo 2017, causa n. 398/15La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ritiene che la pubblicazione dei dati personali nel registro risponda a un obbligo legale e a un interesse alla protezione e alla trasparenza del commercio, e deve quindi, con alcune eccezioni, ovviare al diritto all'oblio, come ricordato dalla sentenza Google Spain C-131/12 del 13 maggio 2014, che ha sancito il diritto a non essere registrati e tracciati indefinitamente da Google, in barba agli obiettivi di riabilitazione sociale previsti dalla legge.

La Corte stabilisce come unico limite che il trattamento dei dati personali non deve superare la "[durata] necessari per gli scopi per i quali sono stati raccolti o per i quali vengono ulteriormente elaborati.

Si tratta di una nozione vaga, soprattutto perché alcuni dati personali del manager, in particolare il suo indirizzo di casa, sono spesso obsoleti e inutili.

Alcune leggi nazionali, tra cui quella francese, richiedono la pubblicazione dell'indirizzo personale del direttore, anche se il diritto comunitario richiede solo la pubblicazione del nome e delle funzioni (Dir. 68/151/CEE, art. 3, che mira a consentire l'informazione di tutti i terzi interessati, senza che questi debbano giustificare un diritto o un interesse che richieda protezione (CGUE, n. C-97/96, Sentenza della Corte, Verband deutscher Daihatsu-Händler eV contro Daihatsu Deutschland GmbH, 4 dicembre 1997).

L'articolo 8 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (di seguito la "Convenzione" o la "CEDU") vieta l'interferenza degli Stati nella vita privata quando non è necessaria per determinati scopi, anche se è previsto dalla legge, in questi termini: 

"Diritto al rispetto della vita privata e familiare

  • Ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, della propria casa e della propria corrispondenza.
  • Non vi sarà alcuna interferenza da parte di un'autorità pubblica nell'esercizio di questo diritto, ad eccezione di quelle conformi alla legge e necessarie in una società democratica, nell'interesse della sicurezza nazionale, della pubblica sicurezza, del benessere economico del Paese, per la prevenzione di disordini o crimini, per la protezione della salute o della morale o per la protezione dei diritti e delle libertà di altri.

L'interferenza dell'"autorità pubblica" nell'esercizio di questo diritto può avvenire solo a determinate condizioni.

Secondo la Convenzione, l'interferenza da parte di un'autorità pubblica è ammissibile solo se soddisfa due criteri: 

un criterio organico :

  •  l'interferenza deve essere "prescritta dalla legge"; (ma qui la CGUE ritiene che questo si riferisca a qualsiasi testo delle autorità pubbliche, e non solo alla "legge")

un test di proporzionalità secondo obiettivi ben definiti che sono : 

  • sicurezza nazionale
  • sicurezza pubblica
  • il benessere economico del Paese
  • la difesa dell'ordine 
  • prevenzione dei reati penali
  • protezione della salute o della morale
  • protezione dei diritti e delle libertà altrui
  • La pratica francese di divulgare gli indirizzi personali da parte dei servizi di registro commerciale e aziendale costituisce una "interferenza da parte dell'autorità pubblica";  

Secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo : 

L'indirizzo di casa di una persona è un'informazione personale che rientra nell'ambito della vita privata e come tale gode della protezione offerta dall'Articolo 8 (Alkaya v. Turchia, § 30).

I servizi della cancelleria del tribunale commerciale e societario raccolgono e comunicano sistematicamente l'indirizzo personale dell'amministratore su richiesta, in particolare tramite un semplice ordine per un estratto Kbis.

La divulgazione pubblica e sistematica dell'indirizzo personale del dirigente è chiaramente un'invasione della sua privacy, in quanto designa a priori la sua casa familiare, il suo 'domicilio' come menzionato nell'Articolo 8, paragrafo 1, sopra.

Questa divulgazione pubblica e sistematica è da distinguere dalla semplice raccolta dell'indirizzo personale, che di per sé è giustificato dalla necessità di preservare un indizio sulla posizione della persona del direttore che può essere rivelato dietro presentazione di un motivo legittimo.

È comunemente accettato che l'indirizzo personale di una persona fisica non è di per sé necessario per l'identificazione; solo la data e il luogo di nascita sono solitamente considerati necessari a questo scopo.

D'altra parte, la designazione dell'indirizzo personale del direttore al pubblico viola necessariamente la privacy del direttore quando quest'ultimo esprime il desiderio che il suo indirizzo non venga divulgato, e qualunque sia la motivazione del leader, Quest'ultimo è in grado di valutare al meglio l'impatto di tale divulgazione sulla sua privacy, e la segretezza è insita nella nozione di privacy.

Si tratta quindi di una violazione della privacy, ossia di una "interferenza dell'autorità pubblica nell'esercizio del diritto al rispetto della vita privata e familiare", secondo le parole della Convenzione.

La Corte di Cassazione ha stabilito che :

"La divulgazione dell'abitazione di un dipendente da parte dell'Amministrazione senza il suo consenso costituirebbe una violazione della privacy" (Cass. Civ. 1re, 6 novembre 1990, Boll. civ. I, n° 238).

La giurisprudenza nazionale ed europea, che verrà discussa di seguito, conferma che la divulgazione non consensuale di un indirizzo personale costituisce una violazione della privacy.

 

 

  • Questa interferenza non è convenzionale perché non è 'necessaria', nel senso che né le norme nazionali o comunitarie, né gli atti parlamentari, indicano come la divulgazione dell'indirizzo personale del direttore sia 'necessaria' per il perseguimento di un obiettivo di cui all'Articolo 8(2) della Convenzione Europea sui Diritti Umani, il che suggerisce quindi che questa interferenza non persegue nessuno degli obiettivi di cui all'Articolo 8(2) della Convenzione Europea sui Diritti Umani ed è totalmente sproporzionata;  

 

La giurisprudenza francese e le decisioni o i pareri delle autorità amministrative

La mancata divulgazione dell'indirizzo di casa al pubblico non influisce sulla il diritto di un terzo di essere informato sull'indirizzo personale del direttore, dietro presentazione di un motivo legittimo, come previsto dalla Legge Béteille.

La decisione della Corte di Cassazione del 19 marzo 1991:

"Se una persona ha il diritto, in particolare per sfuggire all'indiscrezione o alla malizia, di rifiutarsi di rendere noto il luogo del suo domicilio o della sua residenza, cosicché in linea di principio la sua volontà deve essere rispettata su questo punto dai terzi, la situazione è diversa quando questo occultamento è dettato dall'unico scopo illegittimo di sottrarsi all'adempimento dei suoi obblighi e di sconfiggere i diritti dei suoi creditori; che spetta al giudice del procedimento sommario porre fine a tale manovra fraudolenta, non appena è evidente" (Cass. Civ. 1ère, 19 marzo 1991, pourvoi n° 89-19.960) 

Oggi, la Legge n. 2010-1609 del 22 dicembre 2010, nota come Legge Béteille, è stata approvata. va oltre, ampliando l'accesso alle informazioni del funzionario dell'esecuzione e del titolare di un titolo esecutivo, consentendogli di ottenere informazioni direttamente dai terzi che le detengono senza passare attraverso il giudice del procedimento sommario.

Pertanto, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, dei dipartimenti e dei comuni, le società concesse o controllate dallo Stato, dalle regioni, dai dipartimenti e dai comuni, gli stabilimenti pubblici o gli enti controllati dall'autorità amministrativa devono comunicare all'ufficiale giudiziario incaricato dell'esecuzione, titolare di un titolo esecutivo, le informazioni in loro possesso che consentano di determinare l'indirizzo del debitore, l'identità e l'indirizzo del suo datore di lavoro o di qualsiasi terzo debitore o depositario di somme liquide o esigibili e la composizione del suo patrimonio immobiliare, ad esclusione di qualsiasi altra informazione, senza poter invocare il segreto professionale. (Articolo L 152-1 del Codice delle procedure di esecuzione civile).

Tuttavia, queste informazioni sono strettamente limitate al quadro legale. Possono essere utilizzate solo nella misura necessaria per l'esecuzione del titolo o dei titoli per i quali sono state richieste. In particolare, all'ufficiale giudiziario è vietato comunicarle a terzi (Cass. Civ. 1ère, 22 marzo 2012, n. 10-25811) o raccoglierle in un archivio nominativo. 

"L'indirizzo appartiene alla vita privata. Quando l'interesse a conoscere l'indirizzo senza il consenso o addirittura contro l'opposizione della persona è di valore inferiore alla protezione della privacy, prevale quest'ultima". (CA Tolosa, cap. soc. 4, sez. 1, 25 settembre 2015, n° 13/01895: JurisData n° 2015-021972)

"Così, nel caso di specie, dopo aver ricordato che l'indirizzo personale è un'informazione che rientra nell'ambito della vita privata (si veda anche, ad esempio, Cass. 1re civ., 19 marzo 1991, n° 89-19.960: JurisData n° 1991-000768. - Cass. 1re civ., 30 giugno 1992, n° 90-18.458: JurisData n° 1992-001674; Boll. civ. 1992, I, n° 213), la Corte d'Appello ha esaminato se un interesse qui superiore al diritto alla privacy della dipendente giustificasse la rivelazione del suo indirizzo senza il suo consenso. "

Il CADA ritiene che l'indirizzo personale del commerciante debba essere oscurato: 

"La Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi ha esaminato nella riunione del 7 febbraio 2013 la sua richiesta di consulenza sulla comunicabilità di un elenco di commercianti di un mercato all'aperto, con l'indicazione del tipo di commercio e della loro anzianità.

La Commissione ricorda, in via preliminare, che se il nome di un commerciante, necessariamente registrato nel registro del commercio e delle società, è un'informazione la cui divulgazione non è contraria alle disposizioni dell'articolo II dell'articolo 6 della legge del 17 luglio 1978 relativa alle informazioni coperte dal segreto della vita privata, la divulgazione di documenti che rivelano gli orari di lavoro e le date delle vacanze dei commercianti, così come qualsiasi menzione relativa, ad esempio, all'indirizzo, alla data di nascita o al numero di carta d'identità del venditore, è tuttavia vietata da tali disposizioni.

Ritiene inoltre che i documenti che renderebbero possibile l'accesso del pubblico alle informazioni in essi contenute siano coperti dal segreto commerciale e industriale protetto dall'Articolo 6 II della Legge del 1978.

qualsiasi dato rilevante per la strategia commerciale dei negozi interessati, come, ad esempio, le date e gli orari di apertura delle bancarelle.

La Commissione ritiene, in applicazione di questi principi, che l'elenco dei commercianti del mercato all'aperto del Comune, che indica il tipo di prodotti venduti e l'età delle imprese, possa essere comunicato, a condizione che vengano preventivamente eliminati gli indirizzi personali dei commercianti, così come l'indicazione dei loro giorni di presenza nel mercato, che potrebbero violare la protezione della vita privata delle persone interessate o il segreto commerciale e industriale.

Diritto dell'Unione Europea

La Direttiva (UE) 2017/1132 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 14 giugno 2017, su taluni aspetti del diritto societario, che fa seguito alla Direttiva 68/151/CEE del Consiglio, del 9 marzo 1968, intesa a coordinare, per renderle equivalenti, le garanzie che sono richieste, negli Stati membri, alle società di cui all'articolo 58, secondo comma, del Trattato per proteggere gli interessi dei soci e dei terzi, richiede che gli amministratori siano "identificati", ma non menziona mai il loro indirizzo personale.

Nella causa C-398/15 del 9 marzo 2017, la Corte, senza eludere la possibilità degli Stati membri di stabilire le disposizioni che desiderano in merito alla raccolta di dati personali da parte dei registri commerciali, specifica che è richiesta solo la raccolta dell'identità degli amministratori: 

"32 A questo proposito, occorre innanzitutto notare che, ai sensi dell'Articolo 2 (1) (d) della Direttiva 68/151, gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per garantire che la divulgazione obbligatoria di informazioni relative alle società riguardi almeno la nomina, la cessazione del mandato e l'identità delle persone che, in qualità di organo legalmente prescritto o di membri di tale organo, hanno il potere di vincolare la società interessata nei confronti di terzi e di rappresentarla in procedimenti legali, o che sono coinvolte nell'amministrazione, nella supervisione o nel controllo di tale società. Inoltre, secondo lo stesso Articolo 2 (1) (j), la nomina e l'identità dei liquidatori e, in linea di principio, i loro rispettivi poteri devono essere resi pubblici.."

La Lettonia non richiede più l'indirizzo personale del funzionario (Ruķers M., Kā izpaužas tiesības uz personas datu aizsardzību publiski pieejamā reģistrā. Jurista Vārds, 26.jūnijs 2012/NR.26(725). 

Lo stesso vale per la legge olandese, 

L'Articolo 16 della Legge sul Registro Commerciale del 1996 prevede la possibilità di limitare la pubblicazione di alcuni dati personali per motivi di privacy. A questo proposito, l'Articolo 32 dell'Ordinanza sul Registro Commerciale del 1996 stabilisce che un direttore di una persona giuridica può richiedere il blocco dell'indirizzo di casa del direttore a determinate condizioni.

La Legge sul Registro di Commercio 2007 è entrata in vigore il 1° luglio 2008. L'articolo 51 dell'Ordinanza sul Registro di Commercio 2008 prevede una restrizione alla pubblicazione di alcuni dati personali ai fini della privacy. In base al paragrafo 1 di questa disposizione, l'indirizzo di residenza di un direttore, revisore, titolare di una delega, azionista unico, titolare di azioni non interamente versate, liquidatore o manager di una società straniera non può essere consultato da terzi. Tuttavia, esiste un'eccezione per, tra gli altri, le autorità amministrative, gli avvocati, gli ufficiali giudiziari, i notai e alcune autorità di vigilanza. Una persona fisica può richiedere il blocco della pubblicazione del proprio indirizzo di residenza a determinate condizioni, ai sensi dell'Articolo 51(3) del suddetto Decreto. 22

Lo stesso vale per il Regno Unito: 

Sebbene la maggior parte delle informazioni conservate presso la Companies House sia disponibile al pubblico in generale, alcune informazioni, come gli indirizzi privati e le date di nascita complete, non sono incluse nel registro ma vengono condivise con alcune autorità pubbliche specifiche, come la polizia e le agenzie di riferimento del credito. Il legislatore ritiene che la non divulgazione del giorno di nascita rappresenti il giusto equilibrio tra i principi di trasparenza e riservatezza.

-Small Business and Enterprise and Employment Act 2015. A seguito di reclami per furto di identità, da ottobre 2015 solo il mese e l'anno di nascita sono stati inclusi nel registro pubblico, "Great news - we're listening to our customers and making changes", Companies House Blog, 17 giugno 2015, https://com panieshouse.blog.gov.uk/2015/06/17/great-news-were-listening-to-ourcustomers-and-making-changes/. Dallo stesso articolo, risulta che, d'ora in poi, il giorno di nascita sarà redatto dalle copie dei documenti trasmessi al registro in formato cartaceo. In relazione ai documenti inviati in precedenza, la Companies House sta lavorando ad una soluzione efficace.

- "Limitare la divulgazione delle sue informazioni", Companies House marzo 2016, pag. 3 e 5. 9

- "Il nostro registro: consigli sulla protezione dei suoi dati personali", Blog della Camera di Commercio, 21 gennaio 2016, https://companieshouse.blog.gov.uk/2016/01/21/our-register-advice-on-protectingyour-personal-information/.

  • Il tribunale nazionale può annullare una norma nazionale non convenzionale; 

Anche se il Consiglio costituzionale ha dichiarato una disposizione legislativa conforme alla Costituzione, i tribunali giudiziari e amministrativi hanno ancora la possibilità di respingere la sua applicazione se la ritengono contraria alla Convenzione (si veda ad esempio Cass. Plein. 15 aprile 2011 n° (10-30.316)... nasce una speranza.

La lincieremo: il diritto all'oblio su internet

 

Accogliamo con favore la sentenza del 22 novembre 2022 della Corte di Giustizia (Sentenza della Corte nelle cause riunite C-37/20 | Registri delle imprese del Lussemburgo e C-601/20 | Sovim), che va verso una maggiore tutela della privacy, constatando l'invalidità, in base alla Carta, della
La disposizione della Direttiva antiriciclaggio prevede che gli Stati membri debbano garantire che
informazioni sui titolari effettivi delle società e di altre persone giuridiche costituite nel suo territorio
essere accessibile in ogni caso a qualsiasi membro del pubblico in generale.

Secondo la Corte, l'accesso del pubblico alle informazioni sui beneficiari effettivi costituisce una grave interferenza
nei diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati
Gli articoli 7 e 8 della Carta, rispettivamente. Infatti, le informazioni divulgate
consente a un numero potenzialmente illimitato di persone di informarsi sulla situazione materiale e finanziaria
di un titolare effettivo. Inoltre, le potenziali conseguenze per gli interessati derivanti da un possibile uso improprio dei loro dati personali sono aggravate dal fatto che, una volta messi nelle mani di una terza parte, l'interessato può essere in grado di utilizzare i suoi dati personali in un modo che non è vietato dalla legge.
disponibili al pubblico in generale, questi dati non solo possono essere consultati liberamente, ma anche
essere conservati e diffusi.

 

 

 

Supervisione dell'accesso ai dati conservati dagli operatori telefonici

Aggiornamento del 6 agosto 2022

Aggiornamento del 22 settembre 2022

Aggiornamento del 6 gennaio 2023

Aggiornamento del 15 marzo 2023


Nell'ambito di un'indagine preliminare o di un'indagine in flagranza di reato, il Pubblico Ministero può richiedere a un ufficiale di polizia giudiziaria di trasmettere i dati di telecomunicazione di una persona interessata dall'indagine, compreso l'indagato. Questo ricorso è previsto dal Codice di procedura penale francese: articolo 60-1 e articolo 77-1-1.

I dati di telecomunicazione possono essere cruciali in un'indagine e rivelare molte informazioni agli investigatori. Che si tratti di dati di geolocalizzazione o di dati sul traffico, le informazioni possono aiutare a far progredire un'indagine penale.

Tuttavia, questo sistema potrebbe essere fortemente limitato a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea del 2 marzo 2021. Questa sentenza fa seguito ad un caso in Estonia, ma potrebbe comunque avere un impatto sulla procedura francese.

Desidera conoscere i suoi diritti e doveri in materia di conservazione dei dati da parte di un operatore telefonico? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto informatico a Parigi, la consiglierà e farà in modo che i suoi interessi siano rispettati. L'avvocato specializzato la aiuterà a individuare la procedura giusta per la sua situazione.

In quali casi può essere utilizzato l'accesso ai dati memorizzati dagli operatori telefonici?

La legge francese richiede agli operatori telefonici di conservare i metadati per un anno, in modo che i servizi di intelligence e le autorità possano accedervi nel contesto di un'indagine giudiziaria.

Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto digitale e della comunicazione a ParigiLa Commissione Europea ha pubblicato una relazione sull'accesso ai dati in possesso degli operatori telefonici.

I file registrano tutti i nostri dati di telecomunicazione: la data e l'ora delle telefonate, l'identità dei chiamanti, ma anche i dati di geolocalizzazione. Le aziende private conservano questi dati per un anno, in modo che le forze dell'ordine e i servizi di intelligence possano richiedere queste informazioni nel contesto di un'indagine.

Tre decreti del 20 ottobre 2021 determinano il quadro applicabile alla conservazione dei dati di connessione da parte degli operatori di comunicazione elettronica, dei fornitori di accesso a Internet e degli host. Essi specificano le condizioni di comunicazione delle richieste di autorizzazione.

La richiesta di autorizzazione alla comunicazione dei dati di connessione e l'autorizzazione preventiva all'accesso ai dati devono essere effettuate per iscritto e trasmesse in modo da garantirne la riservatezza e poterne certificare la corretta ricezione.

Pertanto, la legislazione prevede che la richiesta di autorizzazione alla divulgazione dei dati di connessione debba specificare per ogni indagine :
- Il nome della persona sospettata o il nome di qualsiasi altra persona per la quale l'accesso ai dati di connessione è necessario per l'indagine. Ove opportuno, se il nome non è noto, può essere richiesto l'indirizzo IP o altri dati di connessione.
- I dati di connessione o i tipi di dati di connessione richiesti per ogni persona o per ogni caso.
- I periodi in cui viene richiesto l'accesso ai dati di connessione.
- Gli elementi fattuali e legali che giustificano la richiesta.

Questi decreti dimostrano l'importanza dei dati di connessione nei casi giudiziari. Il pubblico ministero può, nel contesto di un'indagine, richiedere tutti i dati di connessione ad essa relativi. Questi dati possono consentire agli investigatori di ottenere informazioni chiave in un'indagine.

In effetti, nel contesto della prevenzione del terrorismo, l'uso dei metadati è indispensabile. I dati di localizzazione di persone sospette e le intercettazioni telefoniche possono fornire agli investigatori informazioni chiave. Queste informazioni possono essere utilizzate per impedire alle persone di agire. Ai fini della prevenzione della sicurezza nazionale, l'uso di tali informazioni è consentito dal Codice di Sicurezza Interna francese.

Roquefeuil Avocats le offre una panoramica della legislazione francese sull'accesso ai metadati. L'avvocato specializzato spiega le conseguenze della sentenza della Corte di Giustizia europea.

Quali sono le conseguenze della sentenza della Corte di Giustizia europea?

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJEU) ha dichiarato illegale la pratica della conservazione "generalizzata e indifferenziata" dei dati di connessione. Dopo queste dichiarazioni, la conservazione di questo dispositivo in Francia rimane incerta.

Infatti, nella causa pregiudiziale CJEU C-793/19 SpaceNet, l'Avvocato Generale ha affermato che il diritto europeo "impedisce una legislazione nazionale che imponga ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico di conservare, in modo preventivo, generale e indifferenziato, i dati sul traffico e i dati sull'ubicazione degli utenti finali di tali servizi per scopi diversi dalla protezione della sicurezza nazionale contro una minaccia grave effettiva e prevedibile".

L'Avvocato Generale ha anche affermato che la legislazione è illegale quando "non subordina l'accesso da parte delle autorità competenti ai dati di traffico e di localizzazione conservati a un controllo preventivo da parte di un tribunale o di un organo amministrativo indipendente".

Pertanto, il Consiglio costituzionale ha ricordato che la conservazione generalizzata di tutti i dati di connessione è contraria alla Costituzione.

Ad esempio, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea è stata interpellata da un tribunale spagnolo nel contesto dell'indagine di un caso. Il caso riguardava una rapina in cui era stato rubato il cellulare della vittima. Il giudice che indagava sul caso aveva rifiutato di richiedere la trasmissione dei numeri di telefono attivati dal dispositivo rubato, ritenendo che il reato non fosse abbastanza grave da giustificare l'accesso ai dati personali. La Corte d'Appello ha quindi deferito la questione alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Quest'ultima ha risposto che l'Articolo 15 della Direttiva, letto alla luce degli Articoli 7 e 8 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, "deve essere interpretato nel senso che l'accesso da parte delle autorità pubbliche ai dati destinati all'identificazione dei titolari di carte SIM attivate con un telefono cellulare rubato, come il cognome, nome e, se del caso, l'indirizzo di tali titolari comporta un'interferenza con i diritti fondamentali di questi ultimi, sanciti da tali articoli della Carta, che non è così grave da limitare tale accesso, per quanto riguarda la prevenzione, le indagini, l'accertamento e il perseguimento dei reati, alla lotta contro i reati gravi".

Pertanto, l'accesso ai dati personali memorizzati dagli operatori telefonici non può essere giustificato da reati di basso livello che violano gravemente il diritto alla privacy.

Tuttavia, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea specifica che spetta a ciascuna nazione applicare la propria legge nazionale, precisando che spetta al tribunale penale ignorare i dati raccolti in modo non conforme al diritto dell'Unione, se le persone perseguite non sono in grado di commentare efficacemente le informazioni e le prove. Questo perché le informazioni e le prove provengono da un'area al di là della conoscenza dei giudici e possono avere un'influenza significativa sulla valutazione dei fatti.

Infatti, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea riconosce che la conservazione dei metadati può essere utile per prevenire una grave minaccia alla sicurezza nazionale. Tuttavia, insiste sul rispetto di tre condizioni: la limitazione del dispositivo nel tempo, la possibilità di giustificare il sequestro di questa leva con una minaccia grave, reale, attuale o prevedibile alla sicurezza nazionale. Infine, l'utilizzo dei metadati deve avvenire sotto il controllo effettivo di un tribunale o di un'autorità amministrativa indipendente.

Di conseguenza, è autorizzato il trattamento automatizzato dei dati di localizzazione per la prevenzione del terrorismo previsto dal Codice di Sicurezza Interna. Quest'ultimo deve permettere di filtrare tutti i dati per far emergere solo quelli che permettono di cercare e identificare la persona.

Al contrario, quando non esiste una seria minaccia alla sicurezza nazionale, la conservazione dei dati a scopo preventivo deve essere mirata. Ad esempio, le intercettazioni telefoniche sono consentite solo per indagini sulla criminalità organizzata o sul terrorismo. Sono possibili per crimini e delitti punibili con più di due anni di reclusione. I dati di geolocalizzazione possono essere utilizzati dai servizi di intelligence o dalle forze dell'ordine solo per reati punibili con più di cinque anni di reclusione, o tre anni di reclusione in caso di lesioni personali.

I dati della sua connessione sono stati utilizzati in un'indagine e desidera essere avvisato? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto digitale e della comunicazione a ParigiPossiamo consigliarla e far valere i suoi interessi. L'avvocato specializzato la aiuterà a individuare la procedura giusta per la sua situazione.

Chi conserva cosa? Gli operatori conservano i metadati e li trasferiscono alle autorità, a quali condizioni? Quali metadati?

Tra la giurisprudenza nazionale e quella comunitaria, le regole sembrano ancora fluttuare, ma a vantaggio di GAFAM, che cerca di far prevalere la riservatezza dovuta ai suoi abbonati, e allo stesso tempo una concezione americana della libertà di espressione che consiste nell'ammettere tutte le calunnie, anonime o meno.

Per un'opinione pubblica ancora affezionata alla lapidazione, in barba ai più elementari obiettivi di riabilitazione sociale.

Password e custodia

Fermo di polizia e diritto al silenzio

Opinioni negative e denigratorie

Il nuovo regolamento internet in preparazione: DSA - DMA

Il progetto di regolamento e-privacy

 

Aggiornamento del 6 agosto 2022

Corte di Cass.

Cass. crim., 12 luglio 2022, n° 21-83.710, 
Cass. crim., 12 luglio 2022, n° 21-83.820,
Cass. crim., 12 luglio 2022, n° 20-86.652, 
Cass. crim., 12 luglio 2022, n° 21-84.096, 

 

Legge dell'UE Dati sul traffico e sulla posizione Indirizzi iP Identità civile  
Gravi minacce alla sicurezza nazionale Conservazione su ordine delle autorità con possibilità di revisione giudiziaria. Conservazione su ordine delle autorità con possibilità di revisione giudiziaria. Conservazione su ordine delle autorità con possibilità di revisione giudiziaria.  
Crimini gravi

Conservazione di alcuni dati su ingiunzione limitata

Conservazione accelerata e più estesa di alcuni dati su ingiunzione limitata, su controllo preventivo,  (cass. giurisp. = in ogni caso contestabile davanti a un giudice indipendente in caso di reclamo)

Conservazione su ingiunzione limitata Conservazione  
Altro Nessuna conservazione Nessuna conservazione Conservazione  

 

CGUE

CGUE 20 settembre 2022, C793/19, C794/19

CGUE, 2 marzo 2021, causa C-746/18, H.K./Prokuratuur

6 ottobre 2020, La Quadrature du net [Assoc.], cause C-511/18, C-512/18 e C-520/18,
5 aprile 2022, Commissionner of An Garda Síochána, Caso C-140/20,
 2 ottobre 2018, causa C-207/16

Testi interessati:
Articolo L. 34-1, III, e III bis del Code des postes et des communications électroniques

La Legge del 30 luglio 2021 - 2021-998 (art. 17) che modifica la LCEN, art. 6 II, (legge n° 2004-575 del 21 giugno 2004) e la L34-1 code des postes et communications électroniques
Articoli 60-1, 60-1-1, 77-1-1 e 77-1-2, Articoli 99-3 e 99-4, del Codice di Procedura Penale.

Tre decreti del 20 ottobre 2021

Decreto n. 2021-1362 del 20 ottobre 2021 sulla conservazione dei dati che permettono l'identificazione di qualsiasi persona che abbia contribuito alla creazione di contenuti messi online, preso in applicazione dell'articolo II della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 per la fiducia nell'economia digitale, che sostituisce (abrogato) il Decreto n. 2011-219 del 25 febbraio 2011 sulla conservazione e la comunicazione dei dati che permettono l'identificazione di qualsiasi persona che abbia contribuito alla creazione di contenuti messi online.

Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della privacy nel settore delle comunicazioni elettroniche (Direttiva e-Privacy).

Cons. cost.

20 maggio 2022, n. 2022-993 QPC

Consiglio di Stato

CE, 21 aprile 2021, n° 394922, 397844, 397851, 393099, 424717 e 424718 (Rete dati francese)

CA Parigi

18 febbraio 2022, n. 20/13824, limiterebbe la comunicazione dei dati identificativi alla materia penale, confermando l'ordinanza sommaria sull'articolo 145 del Codice di procedura civile e l'articolo 6 LCEN.
27 aprile 2022

TJ - TGI Paris

30 gennaio 2013
5 aprile 2022

 

Commento:

In una sentenza del 2 marzo 2021 (CGUE, 2 marzo 2021, causa C-746/18, H.K./Prokuratuur), la CGUE ha affermato che l'accesso ai dati di connessione può essere concesso solo :

- se questi dati sono stati conservati in conformità ai requisiti della legge europea;
- se ha avuto luogo per lo scopo che ha giustificato la conservazione o per uno scopo più grave, ad eccezione della conservazione rapida;
- se si limita a ciò che è necessario;
- nel caso di dati sul traffico e sull'ubicazione, se è limitato a procedure finalizzate alla lotta contro i reati gravi, e ;
- se è soggetto a revisione preventiva da parte di un tribunale o di un organo amministrativo indipendente.

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli articoli 60-1, 60-1-1, 77-1-1 e 77-1-2 sono contrari al diritto dell'Unione in quanto non prevedono un controllo preventivo da parte di un tribunale o di un organo amministrativo indipendente.

Articolo L. 34-1, III bis, del Code des postes et des communications électroniques:

"I dati conservati dagli operatori ai sensi del presente articolo possono essere oggetto di un ordine di conservazione rapida da parte delle autorità che hanno, ai sensi della legge, accesso ai dati relativi alle comunicazioni elettroniche ai fini della prevenzione e della repressione dei reati, della delinquenza grave e di altre gravi violazioni delle norme di cui sono responsabili di garantire l'osservanza, al fine di accedere a tali dati."

 

 

 

Aggiornato al 22 settembre 2022

Articolo 60-1-2 del Codice di Procedura Penale:

Creazione LOI n°2022-299 del 2 marzo 2022 - art. 12

A pena di nullità, le richieste relative ai dati tecnici che consentono di identificare la fonte del collegamento o quelle relative all'apparecchiatura terminale utilizzata di cui al 3° dell'articolo L. 34-1 del Codice delle Poste e delle Comunicazioni Elettroniche francese o ai dati di traffico e di localizzazione di cui al III dello stesso articolo L. 34-1 sono possibili, se le esigenze della procedura lo richiedono, solo nei seguenti casi :

1° Il procedimento riguarda un reato o un'infrazione punibile con almeno tre anni di reclusione;

2° Il procedimento riguarda un reato punibile con almeno un anno di reclusione, commesso attraverso l'uso di una rete di comunicazione elettronica e l'unico scopo di queste requisizioni è l'identificazione dell'autore del reato;

3° Queste requisizioni riguardano l'apparecchiatura terminale della vittima e vengono effettuate su richiesta della stessa nel caso di un reato punibile con la reclusione;

4° Queste requisizioni sono finalizzate alla ricerca di una persona scomparsa nell'ambito delle procedure previste dagli Articoli 74-1 o 80-4 del presente Codice o sono effettuate nell'ambito della procedura prevista dall'Articolo 706-106-4.

=> La revoca dell'anonimato è in linea di principio vietata, in particolare per quanto riguarda i reati civili senza qualifica penale o i reati minori (tipicamente la diffamazione non discriminatoria e gli insulti contro le persone), il che è in contrasto con i requisiti del diritto a un processo equo ai sensi della CEDU. Ciò è in contrasto con i requisiti del diritto a un processo equo ai sensi della CEDU. Si attendono quindi ulteriori progressi nella giurisprudenza.

I testi (articoli L34-1 e R10-13 del Codice delle Poste e delle Comunicazioni Elettroniche francese, L34-1 della Legge di riforma del 30 luglio 2022) consentono solo la raccolta dell'identità civile e dei dati forniti al momento della contrattazione (solo da parte della Procura?) "ai fini del procedimento penale".

La fornitura di dati di identità civile e di contratto (inizialmente forniti dall'utente) da parte di un operatore o di un host può non essere sufficiente per rintracciare l'autore di un reato; i cosiddetti dati tecnici sull'ubicazione e l'identificazione delle macchine e dei software utilizzati sono il più delle volte indispensabili per l'identificazione precisa dell'autore e delle circostanze del reato.

Sono state suggerite diverse strade per sfidare questo attuale approccio del legislatore:

  • contestando l'applicabilità della Direttiva "Direttiva e-Privacy 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche (Direttiva sulla privacy e le comunicazioni elettroniche; la Direttiva che è alla base della riforma, ma che non intende disciplinare l'espressione pubblica, ma solo le comunicazioni private;
  • contestando la costituzionalità della legge del 30 luglio 2022 per violazione del diritto a un processo equo;

 

 

 

 

Aggiornamento del 6 gennaio 2023:

Una notevole ordinanza sommaria del tribunale giudiziario di Parigi del 21 dicembre 2022 (Tribunal judiciaire de Paris (ref.), 21 dicembre 2022, n° 22/55886, Noctis Event e M. X. c/ Wikimedia Foundation Inc.) emessa contro Wikimedia riconosce il diritto di accesso all'identità civile dell'autore del contenuto dannoso, ai suoi dati di contatto, al suo nome e indirizzo e al suo numero di telefono. ma escludendo i suoi dati di connessione - , in un contesto di invasione della privacy, diffamazione e cyberstalking (i reati di stampa non sono invocati), che possono giustificare azioni civili e penali.

Il giudice ricorda le condizioni della procedura sommaria:

L'Articolo 145 del Codice di Procedura Civile stabilisce che se esiste un motivo legittimo per conservare o stabilire prima di qualsiasi processo la prova di fatti da cui può dipendere la soluzione di una controversia, possono essere disposti provvedimenti istruttori legalmente ammissibili su richiesta di qualsiasi parte interessata, su istanza o in un procedimento sommario.

Il tribunale per i provvedimenti provvisori, investito dall'Articolo 145, ha il potere sovrano di valutare se il richiedente ha un motivo legittimo e non deve considerare se esiste un'emergenza. Deve verificare se l'azione legale sostenuta dal richiedente non sia ovviamente destinata al fallimento.

Le misure investigative che sono limitate nel tempo e nello scopo e proporzionate all'obiettivo perseguito sono legalmente ammissibili. Spetta al tribunale verificare se la misura ordinata è necessaria per l'esercizio del diritto alla prova e proporzionata agli interessi contrastanti coinvolti.

Il giudice specifica opportunamente, come in risposta agli articoli L34-1 e R10-13 del codice delle poste e delle comunicazioni elettroniche, l'articolo L34-1 derivante dalla riforma della Legge del 30 luglio 2022:

Il semplice fatto che il pubblico ministero abbia la possibilità di perseguire l'azione penale, come sostiene la Wikimedia Foundation Inc. non è sufficiente a rendere illegale la misura investigativa richiesta, che mira a identificare l'autore di questi atti.

> Il "motivo legittimo" richiesto per giustificare una richiesta di giudizio sommario prima del processo, in particolare allo scopo di stabilire le prove, non può essere compromesso da una prognosi sulle decisioni del pubblico ministero in merito a futuri procedimenti, come ha sottolineato il giudice.

 

 

 

Aggiornamento del 15 marzo 2023:

 Trasmissione al Tribunale di Cassazione di una QPC relativa all'Articolo 60-1-2 del Codice di Procedura Penale 

Cour d’appel de Versailles / 14 déc.2022, n°22-90.019 / 6 déc. 2022. n°22-90.018

(Diffamazione di una persona - procedimento penale)

Il giudice istruttore ricorda che le nuove disposizioni degli Articoli 60-1 e 60-1-2 del Codice di Procedura Penale (Code de la Cour de l'État) non sono applicabili al caso della la procedura non consente di effettuare le requisizioni dati tecnici di collegamento autori anonimi di contenuti diffamatori, tenendo conto della natura dei fatti denunciati e della pena subita (una semplice multa penale).

La Camera istruttoria ha rinviato alla Corte di Cassazione la questione prioritaria di costituzionalità sollevata dalla parte civile, affermando che queste disposizioni La nuova legge rende impossibile alle vittime di diffamazione accedere alla ricerca della verità. l'identità dei responsabili dei reati commessi e a un giudice per ottenere il risarcimento di un danno che può essere significativo in termini di lesione dell'onore e della moralità delle persone interessate, con ripercussioni sulla loro vita e sulla loro situazione personale, in quanto solo ottenendo i dati tecnici di connessione è possibile un'identificazione indiscutibile dei responsabili. 

 

Insulto online: essere assistito da un avvocato specializzato in diritto della stampa a Parigi

Un insulto è una parola, uno scritto o un'espressione rivolta a una persona con l'obiettivo di offenderla. L'insulto può essere privato o pubblico.

Lo sviluppo e la piena crescita dei social network e del web stanno accelerando il fenomeno degli abusi online. Ogni giorno vengono pubblicati su Internet molti contenuti offensivi.

È vittima di un insulto e desidera sapere come può difendersi? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, la consiglierà e farà in modo che i suoi interessi siano rispettati.

 

Abuso online: quali sono i diversi tipi di abuso?

L'insulto può essere pubblico o privato.

In ogni caso, si tratta di un atto di disprezzo rivolto a una persona senza riferimento a un comportamento o a un fatto specifico. I concetti di ingiuria e diffamazione presentano delle analogie. La diffamazione assorbe l'insulto. La diffamazione presuppone l'imputazione di un fatto specifico, la cui verità può essere oggetto di discussione (a differenza della semplice opinione) e che è lesivo dell'onore e della reputazione. Allo stesso modo, l'ingiuria tenta di ledere l'onore e la considerazione, ma senza fare riferimento a un fatto specifico. Può essere scusato se è provocatorio.

L'insulto non deve essere confuso con la minaccia. Quest'ultima si riferisce al fatto di esprimere a una persona l'intenzione di farle del male, con l'obiettivo di spaventarla. Si distinguono due tipi di minacce: la minaccia di uccidere e la minaccia di commettere un reato o un crimine. Se la minaccia è accompagnata da un ricatto, ciò costituisce una circostanza aggravante che viene punita pesantemente dalla legge.

L'insulto pubblico deve anche essere distinto dall'ingiuria, che viene punita molto più severamente. Una recente decisione del Consiglio Costituzionale lo ricorda. L'insulto è rivolto direttamente alla vittima e l'autore non cerca udienza.
https://www.conseil-constitutionnel.fr/decision/2021/2021896QPC.htm

Per determinare la classificazione di una dichiarazione o pubblicazione offensiva, si devono prendere in considerazione diversi criteri. Si deve prendere in considerazione l'espressione in sé, ma anche le circostanze in cui sono state fatte le osservazioni.

L'avvocato specializzato in diritto della comunicazione la consiglierà e l'aiuterà a identificare la colpa esatta commessa dall'autore dei commenti online. Contatti Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi.

Diritto all'oblio, alla cancellazione dai motori di ricerca 

           Insulto privato

Un insulto privato può essere rivolto a una persona in diversi modi: un messaggio, una lettera. L'insulto privato può anche essere pronunciato in un piccolo gruppo di persone che condividono lo stesso interesse, ad esempio in una classe di teatro o di musica. L'insulto viene commesso in presenza o in assenza della vittima.

L'insulto privato viene trattato dal tribunale di polizia ed è una contravvenzione di quarta classe. Tuttavia, quando è di natura razzista e discriminatoria, il reato è classificato come reato di quinta classe.

 

           Insulto pubblico

L'insulto pubblico è un insulto pronunciato in pubblico. Può essere pronunciato sulla strada pubblica, durante un evento o in un edificio residenziale.

"Qualsiasi espressione ingiuriosa, termine di disprezzo o invettiva che non contenga l'imputazione di alcun fatto è un'ingiuria", secondo il 2° paragrafo dell'Articolo 29 della legge del 1881.

L'insulto pubblico è un reato di competenza del tribunale penale. È punibile con una multa di 12.000 euro. Tuttavia, se l'insulto è razzista o discriminatorio nei confronti di una religione, può essere punito con un anno di reclusione e una multa di 45.000 euro.

Insultare un'azienda o un membro del personale viene riclassificato come insulto.

 

Insulti e social network

Si stima che ci siano circa 4,2 miliardi di utenti di Internet in tutto il mondo. Pertanto, con questo grande continente virtuale, diventa molto complicato, se non impossibile, per i social network controllare la totalità delle pubblicazioni e delle parole pubblicate ogni giorno sulle piattaforme di tutto il mondo.

Negli ultimi mesi sono stati segnalati a Facebook più di 2,9 milioni di commenti di odio. I social network sono diventati strumenti di comunicazione che facilitano i discorsi offensivi. In effetti, la libertà di comunicazione offerta dai social network può indurre gli utenti a credere di potersi esprimere senza rischi. Tuttavia, la libertà di espressione ha dei limiti. Il linguaggio offensivo su Internet, come nella vita 'normale', è punibile per legge e le sanzioni possono essere molto severe.

 

         I social network: insulto pubblico o privato?

Un insulto sui social network può essere privato o pubblico, a seconda di diversi criteri.

Se l'insulto viene pubblicato pubblicamente sui social network e può essere visualizzato da più persone e persino condiviso, è pubblico.

Tuttavia, quando un insulto viene pubblicato privatamente: in un gruppo ristretto o in un messaggio privato non visibile al pubblico, viene considerato privato.

Per poter caratterizzare l'insulto come privato o pubblico, i tribunali si concentrano su un parametro che può cambiare l'insulto da pubblico a privato, o viceversa.

In effetti, un profilo impostato sulla modalità "privata", a cui poche persone hanno accesso, è più probabile che sia qualificato come insulto privato.

Al contrario, un profilo creato pubblicamente sui social network porterà a una natura più pubblica dell'insulto.

 

         Insulto sui social network: l'autore è un minore, cosa rischia come genitore?

Gli insulti sui social network sono pesantemente sanzionati, così come gli insulti al di fuori dei social network.

A prescindere dall'età del bambino, se è l'autore di commenti offensivi sui social network, dovrà giustificare le sue azioni davanti ai tribunali. Poiché l'età della responsabilità penale è di 18 anni, il bambino non sarà punito con la stessa severità dell'adulto. D'altra parte, poiché i genitori sono responsabili civilmente per i reati commessi dai loro figli minorenni, dovranno rispondere delle azioni dei loro figli.

Pertanto, il tribunale può decidere di multare i genitori o di risarcire la vittima delle parole ingiuriose.

 

         Insulti da parte di un dipendente nei confronti della sua azienda: il ricorso dell'azienda

Un datore di lavoro può reagire ai commenti fatti da un dipendente sui social network. L'insulto può essere riscontrato quando :

- Le parole usate sono offensive, violente, sprezzanti o abusive. Non è necessario che siano imputate a qualcuno per costituire un insulto.
- I commenti sono stati resi pubblici sui social network e sono visibili a molti utenti di Internet.

Un datore di lavoro che si trova di fronte agli insulti di un dipendente può fare causa a quest'ultimo per insulti pubblici. Anche questa cattiva condotta costituisce una vera e propria colpa grave, che può portare al licenziamento.

È vittima di insulti sui social network e vuole sapere come difendersi? Ecco alcuni primi consigli di Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi:

- Raccogliere le prove dell'abuso. L'avvocato la assiste nella raccolta delle prove;
- Se conosce l'identità dell'autore dell'insulto, sembra illusorio rivolgersi direttamente a lui o a lei per ritirare l'insulto; l'avvocato può assisterla sulla linea d'azione da seguire e sull'eventuale procedimento giudiziario da avviare, ed entro quali termini.

Le piattaforme spesso creano sistemi di segnalazione che possono essere sufficienti per far rimuovere l'insulto. Si tratta poi di costruire delle prove prima che la piattaforma cancelli il commento offensivo.

Le piattaforme possono anche adottare un atteggiamento "no take down" e chiedere che l'autore dei commenti venga prima sanzionato dai tribunali.

Possono anche essere riluttanti a rivelare i dati identificativi dell'autore del reato per motivi di riservatezza, anche quando viene loro ordinato di farlo da un tribunale.

- Contatti un avvocato specializzato in diritto delle comunicazioni per portare avanti la questione.

I procedimenti per diffamazione, ingiuria o altri cosiddetti reati a mezzo stampa, o per altri reati informatici del codice penale, o anche per denigrazione commerciale, spesso simile all'ingiuria, non sono procedimenti semplici. Richiedono un know-how tecnico specifico. Si tratta più di far rispettare i principi che di ottenere un risarcimento.

 

Infortunio su internet: l'avvocato di diritto della comunicazione a Parigi la accompagnerà e la consiglierà

Quando la vittima è appena venuta a conoscenza dell'insulto, dovrebbe innanzitutto iniziare a raccogliere le prove. Tuttavia, si raccomanda di rivolgersi a un avvocato specializzato in questa fase.

La vittima può scattare un'istantanea o una foto dell'abuso o annotare l'URL della pubblicazione. Questo dovrebbe mostrare la data e l'ora in cui l'abuso è stato pubblicato. La vittima può anche raccogliere ulteriori prove: testimonianze, registrazioni telefoniche, lettere, ecc.

Il periodo di prescrizione di 3 mesi inizierà a decorrere dalla data di pubblicazione dell'insulto. La vittima avrà quindi 3 mesi di tempo per intraprendere un'azione legale contro l'autore.

Per garantire che la prova sia il più affidabile possibile, la vittima può rivolgersi a un ufficiale giudiziario che redigerà un rapporto in conformità allo standard NF 67-147, che garantirà l'affidabilità del rapporto sull'insulto pubblico. Il rapporto deve essere redatto prima che le osservazioni scompaiano. Un rapporto redatto da un ufficiale giudiziario garantisce quindi il corretto svolgimento della procedura.

La vittima può quindi presentare una denuncia presso la gendarmeria o la stazione di polizia. Se l'autore del reato è conosciuto, la denuncia sarà presentata con una citazione diretta. D'altra parte, se la vittima non conosce l'autore del reato, dovrà essere presentata una denuncia contro X.

In una seconda fase, dopo aver raccolto le prove della pubblicazione dell'insulto, la vittima deve richiederne la rimozione. Se è stato pubblicato su un social network, la vittima dovrebbe essere in grado di segnalare il contenuto. Se l'insulto è stato pubblicato sul web, la vittima può contattare l'host del sito web.

La vittima dovrebbe quindi contattare un avvocato specializzato in diritto della comunicazione, che la assista in questo processo. L'avvocato specializzato potrà portare il caso davanti al giudice competente, per cercare di far rimuovere l'insulto entro un periodo non troppo lungo. In seguito, l'avvocato specializzato presenterà una denuncia penale che avvierà un'indagine per identificare l'autore dell'insulto, oppure chiederà al giudice, su richiesta, in un procedimento sommario o in un procedimento accelerato nel merito, di ordinare alla piattaforma di comunicare i dati di identificazione.

È vittima di un insulto e desidera sapere come può difendersi? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, la consiglierà e farà in modo che i suoi interessi siano rispettati. L'avvocato specializzato la aiuterà a individuare la procedura giusta per la sua situazione.

odio online

Responsabilità degli attori di Internet e dei media

Vedi anche :

Diffamazione, falsa testimonianza, denuncia calunniosa... quali sono le differenze?

Il giudizio penale. 5 ottobre 2021 – 20-85.985 e la riforma del LCEN del 2022 – aggiornamento sulle responsabilità di internet e media player

https://www.courdecassation.fr/en/decision/615bea2b2cfb606bf051019e

Questa sentenza è un'opportunità per rivedere le normative nazionali applicabili al settore audiovisivo, alla stampa e a Internet, in termini di responsabilità per i cosiddetti reati di stampa previsti dalla legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa.

Ricorda che la "comunicazione al pubblico online" e la "comunicazione audiovisiva", che rientrano entrambe nella voce "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici" e nel regime di responsabilità a cascata della legge sulla stampa, non comprendono la "stampa audiovisiva" a cui fanno riferimento diversi articoli del Codice Penale che puniscono reati simili a quelli della stampa (provocazione al suicidio, reati contro la rappresentazione della persona, contro i minori, contro l'autorità dello Stato, contro le decisioni giudiziarie).

LSi tratta del secondo paragrafo dell'articolo 2 della legge 86-1067 del 30 settembre 1986, la legge Léotard, relativa alla libertà di comunicazione, indica :

Per comunicazioni elettroniche si intende l'emissione, la trasmissione o la ricezione di segni, segnali, scritti, immagini o suoni con mezzi elettromagnetici.

Per comunicazione al pubblico con mezzi elettronici si intende la messa a disposizione del pubblico o di categorie di pubblico, tramite un processo di comunicazione elettronica, di segni, segnali, scritti, immagini, suoni o messaggi di qualsiasi tipo che non abbiano carattere di corrispondenza privata.

Per comunicazione audiovisiva si intende qualsiasi comunicazione al pubblico di servizi radiofonici o televisivi, a prescindere dalle modalità di messa a disposizione del pubblico, qualsiasi comunicazione al pubblico per via elettronica di servizi diversi da quelli radiofonici e televisivi e che non rientrano nell'ambito della comunicazione online al pubblico, come definito nell'articolo 1 della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale, nonché qualsiasi comunicazione al pubblico di servizi di media audiovisivi su richiesta.

Articolo 93-2 della Legge n° 82-652 del 29 luglio 1982 sulla comunicazione audiovisiva. prevede :

Ogni servizio di comunicazione pubblica elettronica deve avere un direttore delle pubblicazioni.

Nel caso in cui il direttore della pubblicazione goda dell'immunità parlamentare alle condizioni stabilite dall'articolo 26 della Costituzione e dagli articoli 9 e 10 del Protocollo dell'8 aprile 1965 sui privilegi e le immunità delle Comunità europee, egli nominerà un condirettore della pubblicazione scelto tra le persone che non godono dell'immunità parlamentare e, nel caso in cui il servizio di comunicazione sia fornito da una persona giuridica, tra i membri dell'associazione, del consiglio di amministrazione, del consiglio di gestione o dei dirigenti, a seconda della forma della persona giuridica.

Il co-editore della pubblicazione deve essere nominato entro un mese dalla data in cui il direttore della pubblicazione gode dell'immunità di cui al paragrafo precedente.

Il direttore e, se del caso, il co-direttore della pubblicazione devono essere maggiorenni, godere dei diritti civili e non essere privati dei diritti civili da una condanna giudiziaria. In deroga, un minore di almeno 16 anni può essere nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione prodotta su base volontaria. I genitori di un minorenne di età superiore ai sedici anni nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione non possono essere ritenuti responsabili sulla base del fatto che il minorenne sia stato nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione.articolo 1242 del Codice CivileCiò avviene solo se quest'ultimo ha commesso un atto che può comportare la sua responsabilità civile, secondo le condizioni previste dalla legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa.

Tutti gli obblighi legali imposti al direttore della pubblicazione sono applicabili al direttore della co-pubblicazione.

Se il servizio è fornito da una persona giuridica, il direttore della pubblicazione è il presidente del consiglio di amministrazione o del consiglio di amministrazione, il manager o il rappresentante legale, a seconda della forma della persona giuridica.

Se il servizio è fornito da una persona fisica, il direttore della pubblicazione sarà tale persona fisica.

e l'articolo 93-3 della stessa legge: 

Nel caso in cui uno dei reati previsti dal Capitolo IV della Legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa sia commesso da un mezzo di comunicazione al pubblico per via elettronica, il direttore della pubblicazione o, nel caso previsto dal secondo paragrafo dell'Articolo 93-2 di questa Legge, il condirettore della pubblicazione sarà perseguito come autore principale, quando il messaggio offensivo è stato fissato prima della sua comunicazione al pubblico.
In caso contrario, l'autore e, in mancanza dell'autore, il produttore, saranno perseguiti come autori principali.
Se il direttore o il co-direttore della pubblicazione è coinvolto, l'autore sarà perseguito come complice.
Qualsiasi persona a cui si applica l'Articolo 121-7 del Codice Penale può essere perseguita anche come complice.
Nel caso in cui il reato derivi dal contenuto di un messaggio inviato da un utente di Internet a un servizio di comunicazione pubblica online e reso disponibile al pubblico da tale servizio in uno spazio di contribuzione personale identificato come tale, il direttore o il co-gestore della pubblicazione non può essere ritenuto penalmente responsabile come autore principale se viene stabilito che non era effettivamente a conoscenza del messaggio prima che fosse messo online o se, non appena ne è venuto a conoscenza, ha agito prontamente per ritirare il messaggio.

L'articolo 1 della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale prevede: 

Per comunicazione al pubblico con mezzi elettronici si intende la messa a disposizione del pubblico o di categorie di pubblico, tramite un processo di comunicazione elettronica, di segni, segnali, scritti, immagini, suoni o messaggi di qualsiasi tipo che non abbiano carattere di corrispondenza privata.

Per comunicazione al pubblico online si intende qualsiasi trasmissione, su richiesta individuale, di dati digitali non aventi carattere di corrispondenza privata, mediante un processo di comunicazione elettronica che consente uno scambio reciproco di informazioni tra il mittente e il destinatario.

La posta elettronica è qualsiasi messaggio, sotto forma di testo, voce, suono o immagine, inviato su una rete di comunicazione pubblica, memorizzato su un server di rete o nell'apparecchiatura terminale del destinatario, fino a quando non viene recuperato dal destinatario.

E

(1 di III dell'articolo 6 della stessa legge 🙂 

III.-1. Le persone la cui attività consiste nel pubblicare un servizio di comunicazione pubblica online devono mettere a disposizione del pubblico, in uno standard aperto :

a) Nel caso di persone fisiche, il loro nome e cognome, l'indirizzo e il numero di telefono e, se sono soggetti all'iscrizione nel registro del commercio e delle società o nel registro delle imprese, il loro numero di iscrizione;

b) nel caso di persone giuridiche, il loro nome o la loro ragione sociale e la sede legale, il numero di telefono e, nel caso di imprese soggette all'iscrizione nel registro del commercio e delle società o nel registro delle imprese, il numero di registrazione, il capitale sociale e l'indirizzo della sede legale;

(c) Il nome del direttore o del co-direttore della pubblicazione e, se del caso, quello della persona responsabile del contenuto editoriale ai sensi dell'articolo 93-2 della citata Legge n. 82-652 del 29 luglio 1982;

(d) Il nome, la denominazione o la ragione sociale, l'indirizzo e il numero di telefono del fornitore di cui al paragrafo 2 dell'Articolo I.

Questa omissione è sancita anche dall'Articolo 6(2) della Legge:

"2. Il fatto che una persona fisica o il responsabile de jure o de facto di una persona giuridica che svolge l'attività definita al punto III non abbia rispettato le disposizioni del presente articolo è punibile con un anno di reclusione e una multa di 75.000 euro.

Le persone giuridiche possono essere dichiarate penalmente responsabili per questi reati alle condizioni stabilite dall'Articolo 121-2 del Codice Penale. Esse sono passibili di una multa, secondo i termini e le condizioni di cui all'Articolo 131-38 dello stesso codice, nonché delle sanzioni di cui ai punti 2° e 9° dell'Articolo 131-39 di questo codice. Il divieto di cui al 2° di questo articolo è pronunciato per un massimo di cinque anni e riguarda l'attività professionale nell'esercizio o in occasione della quale è stato commesso il reato.

La "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici" si contrappone alla "corrispondenza privata" e comprende la "comunicazione al pubblico online" e la "comunicazione audiovisiva".

La responsabilità a cascata si applica alla stampa scritta, alla "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici", ma non alla "stampa audiovisiva" a cui si fa riferimento in alcuni articoli del Codice Penale per reati simili a quelli della stampa.

Responsabilità a cascata: il direttore della pubblicazione è il principale responsabile, almeno quando può controllare la pubblicazione attraverso la sua fissazione preventiva.

 

Essere assistito da un avvocato specializzato in diritto della stampa a Parigi:

Cabinet Roquefeuil avocats

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