Diffamazione, insulto, oltraggio, denuncia, falsa testimonianza: fatti assistere da un avvocato in diritto penale della comunicazione a Parigi

Testi e sanzioni, prescrizioni, mezzi di difesa:

La diffamazione e l'insulto sono i cosiddetti reati “a stampa” soggetti a una speciale e delicata procedura volta a preservare la libertà di espressione ea scoraggiare coloro che vogliono rimuovere o punire contenuti dannosi.

Ad esempio, il termine di prescrizione per avviare un procedimento è in linea di principio di tre mesi, oltre i quali l'azione si prescrive.

È la legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa che prevede e punisce questi reati.

Sezione 29

Modificato dall'ordinanza 6 maggio 1944 – art. 4

Qualsiasi accusa o imputazione di un fatto che leda l'onore o la considerazione della persona o dell'ente a cui il fatto è imputato è diffamazione. E' punibile la pubblicazione diretta o mediante riproduzione di tale accusa o di tale imputazione, anche se effettuata in forma dubbia ovvero se diretta a persona od ente non espressamente nominato, ma la cui identificazione è resa possibile dai termini discorsi, grida , minacce, scritte o stampati, cartelli o manifesti incriminati.

Qualsiasi espressione oltraggiosa, termini di disprezzo o invettive che non contengano l'imputazione di alcun fatto è un insulto.

Sezione 32

Modificato dalla LEGGE n°2019-222 del 23 marzo 2019 – art. 71 (V)

La diffamazione commessa nei confronti di persone fisiche con uno dei mezzi di cui all'articolo 23 è punita con la sanzione pecuniaria di 12.000 euro.

La diffamazione commessa con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base della loro origine o della loro appartenenza o non appartenenza ad un'etnia, nazione, razza o religione determinata è punita con un anno di reclusione e con la multa di 45.000 euro o una sola di queste due sanzioni.

La diffamazione commessa con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base del sesso, dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere o della disabilità sarà punita con le pene previste dal comma precedente.

Nel caso di condanna per uno dei fatti previsti dai due commi precedenti, il giudice può altresì disporre:

1° L'affissione o la diffusione della decisione pronunciata alle condizioni previste dall'art Regola 131-35 il codice penale;

 

Diffamazione: come viene punita? come difendersi?

Le difese sono:

  • la verità dei fatti
  • buona fede
  • il fatto non diffamatorio, non lesivo dell'onore e della considerazione
  • l'assenza di fatti specifici, l'espressione di un'opinione o un insulto

Quando i fatti rivelano una discriminazione, si incorre nella custodia della polizia e nell'immediata comparizione (indotta dalla pena detentiva di un anno). CRPC è escluso.

In linea di principio non è prevista la custodia cautelare. (il mandato deve essere strettamente necessario alle indagini e proporzionato alla gravità del reato (CA Parigi, 4° cap. int., 15 maggio 2009 n.2008/06790 : Com. com. elettr. 2010, crono. 3, n. 12, oss. C. Bigotto).

La procedura sommaria può essere utilizzata per alleviare l'urgenza, così come la procedura accelerata nel merito prevista dall'articolo 6.I.8 comma 1 della legge n° 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale.

Il diritto di replica e la sanzione del rifiuto del diritto di replica consentono di accelerare le possibilità di contestazione.

Le sentenze affermano spesso nel preambolo della loro motivazione e in modo sintetico:

– l'articolo 29 comma 1 della legge 29 luglio 1881 definisce la diffamazione
come la pubblicazione diretta o mediante riproduzione di “qualsiasi
l'accusa o l'imputazione di un fatto che lede l'onore o
considerazione della persona o dell'ente cui l'atto è attribuito”;
– deve essere la persona o l'ente a cui è attribuito l'atto
espressamente nominati o in mancanza, deve essere effettuata la loro identificazione
possibile dai termini utilizzati o dalle loro circostanze intrinseche o
estrinseco;
– deve trattarsi di un fatto specifico, suscettibile di essere oggetto di dibattito
contraddittorio sulla prova della sua verità, che così distingue il
diffamazione, da un lato, insulto - caratterizzato, secondo il secondo
comma dell'articolo 29, da “qualsiasi espressione offensiva, termini di
disprezzo o invettiva che non contenga l'imputazione di alcun fatto”- e,
dall'altro, dall'espressione soggettiva di un'opinione o di un giudizio
di valore, la cui rilevanza può essere liberamente discussa all'interno del quadro
di un dibattito di idee ma la cui verità non può essere provata;
– l'onore e la considerazione della persona non dovrebbero
da apprezzare secondo le concezioni personali e soggettive di questo,
ma secondo criteri oggettivi e la riprovazione generale
causato dall'assunto contestato, che il fatto imputato è penalmente
riprovevole o manifestamente contrario alle regole della morale
comunemente accettato;
– diffamazione, che può essere sotto forma di allusione o
di insinuazione, va valutata tenendo conto degli elementi
intrinseco ed estrinseco al mezzo in questione, vale a dire sia il
il contenuto stesso delle osservazioni e del contesto in cui si svolgono;
– queste disposizioni si applicano in materia civile, anche davanti alla
Presidente della Corte.

 

L'insulto:

Sezione 33

Modificato dalla LEGGE n°2021-1109 del 24 agosto 2021 – art. 38

L'insulto commesso con gli stessi mezzi nei confronti degli enti o delle persone designate dagli articoli 30 e 31 della presente legge è punito con la sanzione pecuniaria di 12.000 euro.

L'insulto commesso allo stesso modo nei confronti di privati, quando non sia stato preceduto da provocazioni, sarà punito con la multa di 12.000 euro.

È punito con la reclusione di un anno e con la multa di 45.000 euro per le offese commesse con gli stessi mezzi nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base della loro origine o della loro appartenenza o non appartenenza a un'etnia, nazione, razza o religione .

Gli insulti commessi nelle medesime condizioni nei confronti di una persona o di un gruppo di persone sulla base del loro sesso, orientamento sessuale o identità di genere o della loro disabilità saranno puniti con le pene previste dal comma precedente.

Quando gli atti di cui ai commi terzo e quarto del presente articolo sono commessi da persona investita di pubblici poteri o incaricata di un incarico di pubblico servizio nell'esercizio o in occasione dell'esercizio delle sue funzioni o della sua missione, le pene sono aumentate a tre anni di reclusione e alla multa di 75.000 euro.

Nei casi di condanna per uno dei fatti previsti dai commi terzo e quarto, il giudice può altresì disporre:

1° L'affissione o la diffusione della decisione pronunciata nelle condizioni previste dagli articoli 131-35 del codice penale;

2° (Abrogata).

 

Esistono molti regimi speciali (reati che comportano atti contro le autorità, o discriminazione razziale o sessista, ecc.)

La diffamazione e gli insulti possono essere perseguiti nell'ambito di procedimenti penali e civili, il rinvio a un giudice istruttore consente in linea di principio una ricerca più attiva di autori anonimi.

La revoca sospende l'azione penale (art.49).

Il nostro articolo: Insulto online: controlla la definizione

La diffamazione e gli insulti non pubblici sono sanzionati meno severamente.

Articolo R621-1

La diffamazione non pubblica di una persona è punita con la sanzione prevista per i reati di 1° grado (38 euro).

La verità dei fatti diffamatori può essere accertata in conformità alle disposizioni legislative relative alla libertà di stampa.

Articolo R621-2

L'insulto non pubblico nei confronti di una persona, quando non sia stato preceduto da provocazione, è punito con la sanzione prevista per le multe di 1a classe (38 euro).

Lo studio Roquefeuil specializzato in media e tecnologia digitale ti supporta in procedimenti legali o in difesa su questi temi di diffamazione e insulto - fissa un appuntamento.

La comunicazione o l'espressione verbale o scritta in genere dà tuttavia luogo ad altre forme di reato che non rientrano nel regime della stampa e sono contemplate dal diritto civile o penale, o dalla giurisprudenza commerciale. La denigrazione commerciale è quindi sanzionata civilmente, in materia di concorrenza sleale, e consente di perseguire atti volti a screditare il concorrente al fine di pregiudicarne l'attività commerciale.

Il nostro articolo: Il parere negativo: l'azienda Roquefeuil risponde

Disprezzo: come viene sanzionato? come difendersi?

Il disprezzo è previsto e punito dal codice penale:

Sezione 433-5

Modificato dalla LEGGE n°2021-1520 del 25 novembre 2021 – art. 55

Parole, gesti o minacce, scritti o immagini di qualsiasi natura non resi pubblici o l'invio di oggetti di qualsiasi natura indirizzati a persona incaricata di un incarico di pubblico servizio, nell'esercizio o in occasione dell'esercizio della sua missione, e suscettibili di pregiudicare la sua dignità o il rispetto dovuto alla funzione di cui è investito.

Quando è rivolto a persona titolare di pubblica autorità, a vigile del fuoco o a marittima-pompiere nell'esercizio o in occasione dell'esercizio delle sue missioni, l'oltraggio è punito con la reclusione di un anno e con la multa di 15.000 euro.

Quando è rivolta a persona incaricata di un incarico di pubblico servizio e che i fatti sono stati commessi all'interno di un istituto scolastico o scolastico, ovvero, in occasione di ingressi o uscite degli alunni, nell'intorno di tale istituto, il disprezzo è punito con la reclusione di sei mesi e con la multa di 7.500 euro.

L'oltraggio previsto dal primo comma, quando commesso in adunanza, è punito con la reclusione di sei mesi e la multa di 7.500 euro e l'oltraggio previsto dal secondo comma è punito con la reclusione di due anni e la multa di 30.000 euro.

 

Sezione 433-5-1

Legge istitutiva n°2003-239 del 18 marzo 2003 – art. 113 () JORF 19 marzo 2003

L'atto, durante una manifestazione organizzata o regolamentata dai pubblici poteri, di insultare pubblicamente l'inno nazionale o il tricolore è punito con la multa di 7.500 euro.

Se commesso in assemblea, questo oltraggio è punito con sei mesi di reclusione e una multa di 7.500 euro.

La soglia dei 6 mesi di reclusione fa scattare la possibilità dell'affidamento e dell'immediata comparizione.

L'indignazione è diretta contro l'autorità e non è commessa attraverso la diffusione pubblica.

Il Consiglio costituzionale (Cons. cost. 9 apr. 2021, n° 2021-896 QPC) rileva che “la stessa dichiarazione resa pubblicamente nei confronti di persona incaricata di un incarico di pubblico servizio o depositaria della pubblica autorità può costituire un pubblico oltraggio o ingiuria ”. Tuttavia, rileva che, se si tratta di un attacco alla dignità delle funzioni nei due casi, tale attacco è diverso in quanto l'oltraggio deve, per essere punibile, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, essere rivolto direttamente alla persona offesa o derivare dal desiderio che le osservazioni gli vengano riferite da una persona presente. In altre parole, il disprezzo è punibile solo se colpisce il titolare della carica. Al contrario, l'insulto pubblico non deve essere rivolto direttamente alla persona interessata o destinato a essere riferito a lui. Essendo i due atti di diversa natura, è salvaguardato il principio di uguaglianza davanti alla legge.

Il disprezzo presuppone un rapporto diretto, una forma di aggressione verbale, quasi fisica. L'insulto pubblico è rivolto in primo luogo a un pubblico che non è la persona insultata.

occorre altresì confrontare i seguenti reati, che risultano dallo stesso registro:

Denuncia calunniosa: come viene sanzionata? come difendersi?

Secondo l'articolo 226-10 del codice penale: 

“Regola 226-10 versione in vigore dall'11 dicembre 2016, Modificato dalla Delibera n.2016-741 DC dell'8 dicembre 2016 – art. 4, c. iniziato.

La denuncia, fatta con qualsiasi mezzo e diretta contro una determinata persona, di un fatto che può comportare sanzioni legali, amministrativo o disciplinare e che sappiamo essere totalmente o parzialmente imprecisi, quando è indirizzata ad un ufficiale giudiziario o amministrativo o di polizia giudiziaria, o ad un'autorità con il potere di agire su di esso o di adire l'autorità competente, sia ai superiori gerarchici sia al datore di lavoro della persona denunciata è punito con cinque anni di reclusione e 45.000 euro di multa.

La falsità del fatto denunciato risulta necessariamente dalla decisione, divenuta definitiva, di assoluzione, assoluzione o archiviazione, che dichiari che il fatto non è stato commesso o che non è imputabile alla persona denunciata.

In ogni altro caso, il giudice adito a carico del denunciante valuta la rilevanza delle contestazioni da lui mosse”.

 

Falsa testimonianza:

Si tratta di una dichiarazione resa in tribunale:

Articolo 434-13 del codice penale:

Versione in vigore dal 1° gennaio 2002 Modificato dall'Ordinanza n° 2000-916 del 19 settembre 2000 – art. 3 (V) JORF 22 settembre 2000 in vigore dal 1 gennaio 2002

La falsa testimonianza resa sotto giuramento davanti a qualsiasi giudice o davanti a un ufficiale di polizia giudiziaria che agisca in esecuzione di una rogatoria è punita con la reclusione di cinque anni e con la multa di 75.000 euro.

Tuttavia, il falso testimone è esente da pena se ha spontaneamente ritrattato la sua testimonianza prima della decisione che pone fine al procedimento resa dal giudice istruttore o dal giudice del merito.

 

La notizia falsa:

Sono notizie false, nella legge francese vengono sanzionate quando mirano a falsare le campagne elettorali.

" Arte. L. 163-2.-I (codice elettorale).-Durante i tre mesi che precedono il primo giorno del mese delle elezioni generali e fino alla data dello scrutinio in cui sono acquisite, quando accuse o imputazioni inesatte o fuorvianti di un fatti idonei ad alterare la veridicità del prossimo scrutinio sono diffusi in modo deliberato, artificioso o automatizzato e massivo attraverso un servizio di comunicazione pubblica on line, il giudice del rito sommario può, su richiesta del pubblico ministero, di qualunque candidato, di qualunque partito o gruppo politico o di qualsiasi persona avente interesse ad agire, e fatto salvo il risarcimento del danno subito, prescrivere alle persone fisiche o giuridiche di cui al 2 di I dell'articolo 6 della legge n. 2004-575 del 21 giugno, 2004 sulla fiducia nell'economia digitale o, in mancanza, a qualsiasi persona di cui al punto 1 dello stesso do tutte le misure proporzionate e necessarie per porre fine a tale diffusione.
“II.- Il giudice di camera di consiglio decide entro quarantotto ore dal rinvio.
“In caso di appello, il tribunale decide entro quarantotto ore dal rinvio.
“III.- Le azioni fondate sul presente articolo sono proposte esclusivamente dinanzi al tribunal de grande instance e alla corte d'appello determinata con decreto. »

ARCOM, il regolatore delle telecomunicazioni, garantisce che gli stati stranieri non alterino la sincerità del voto.

LA LEGGE n° 2018-1202 del 22 dicembre 2018 relativa alla lotta contro la manipolazione dell'informazione modifica così il codice elettorale, LA LEGGE DEL 30 SETTEMBRE 1986 RELATIVA ALLA LIBERTÀ DI COMUNICAZIONE (articoli da 5 a 10),

Le piattaforme hanno obblighi di trasparenza e cooperazione e devono istituire procedure di segnalazione per combattere le fake news.

Regolamenti europei (DSA-DMA) rafforzano gli obblighi delle piattaforme in termini di trasparenza sull'origine degli annunci, che in linea di principio consente di identificare quelli a fini politici, e le piattaforme possono scegliere di nascondere determinati contenuti durante un periodo elettorale, o istituire di fatto celle di controllo per allertare il lettore.

Sei vittima di un insulto, diffamazione, disprezzo, falsa testimonianza e vuoi sapere come puoi difenderti? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, ti assiste per consigliarti e per garantire che i tuoi interessi siano rispettati.

L'avvocato specializzato in diritto della comunicazione ti consiglia e ti aiuta a identificare l'esatto errore commesso dall'autore dei commenti online. Mettiti in contatto con Pierre de Roquefeuil, un avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi.

Diritto all'oblio, alla cancellazione dai motori di ricerca 

odio online

Responsabilità degli attori di Internet e dei media

Dati personali del direttore di una società commerciale


18 gennaio 2022

Aggiornato al 24 novembre 2022

 

Nell'era della protezione dei dati personali (Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati; REGOLAMENTO (UE) 2016/679 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la Direttiva 95/46/CE (Regolamento generale sulla protezione dei dati), il manager di un'azienda commerciale può legittimamente ritenere anomalo vedere i propri dati personali pubblicati e ripresi su molteplici annate parassitarie.

Vedi anche : L'opinione negativa

Queste directory parassitarie "pompano" il registro commerciale per attirare il traffico web e le entrate pubblicitarie, con il pretesto di fornire servizi più o meno torbidi, come la raccolta di recensioni e valutazioni sulle aziende, o la referenziazione di servizi su Internet in cambio di denaro.

Quando vengono coinvolti i dati personali del manager, si verifica una violazione della privacy di queste persone.

Tanto più che la pubblicazione dei dati personali del leader è inutile se non per suscitare la malsana curiosità delle persone.

Esistono infatti molti altri modi per raggiungere un manager in caso di debiti o abusi.

Tuttavia, la giurisprudenza è riluttante a sanzionare le piattaforme, con il pretesto di una certa concezione della libertà di espressione, o di una presunta necessità di interesse pubblico di pubblicare i dati personali del dirigente.

Quindi, in Sentenza della CGUE, 9 marzo 2017, causa n. 398/15La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ritiene che la pubblicazione dei dati personali nel registro risponda a un obbligo legale e a un interesse alla protezione e alla trasparenza del commercio, e deve quindi, con alcune eccezioni, ovviare al diritto all'oblio, come ricordato dalla sentenza Google Spain C-131/12 del 13 maggio 2014, che ha sancito il diritto a non essere registrati e tracciati indefinitamente da Google, in barba agli obiettivi di riabilitazione sociale previsti dalla legge.

La Corte stabilisce come unico limite che il trattamento dei dati personali non deve superare la "[durata] necessari per gli scopi per i quali sono stati raccolti o per i quali vengono ulteriormente elaborati.

Si tratta di una nozione vaga, soprattutto perché alcuni dati personali del manager, in particolare il suo indirizzo di casa, sono spesso obsoleti e inutili.

Alcune leggi nazionali, tra cui quella francese, richiedono la pubblicazione dell'indirizzo personale del direttore, anche se il diritto comunitario richiede solo la pubblicazione del nome e delle funzioni (Dir. 68/151/CEE, art. 3, che mira a consentire l'informazione di tutti i terzi interessati, senza che questi debbano giustificare un diritto o un interesse che richieda protezione (CGUE, n. C-97/96, Sentenza della Corte, Verband deutscher Daihatsu-Händler eV contro Daihatsu Deutschland GmbH, 4 dicembre 1997).

L'articolo 8 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (di seguito la "Convenzione" o la "CEDU") vieta l'interferenza degli Stati nella vita privata quando non è necessaria per determinati scopi, anche se è previsto dalla legge, in questi termini: 

"Diritto al rispetto della vita privata e familiare

  • Ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, della propria casa e della propria corrispondenza.
  • Non vi sarà alcuna interferenza da parte di un'autorità pubblica nell'esercizio di questo diritto, ad eccezione di quelle conformi alla legge e necessarie in una società democratica, nell'interesse della sicurezza nazionale, della pubblica sicurezza, del benessere economico del Paese, per la prevenzione di disordini o crimini, per la protezione della salute o della morale o per la protezione dei diritti e delle libertà di altri.

L'interferenza dell'"autorità pubblica" nell'esercizio di questo diritto può avvenire solo a determinate condizioni.

Secondo la Convenzione, l'interferenza da parte di un'autorità pubblica è ammissibile solo se soddisfa due criteri: 

un criterio organico :

  •  l'interferenza deve essere "prescritta dalla legge"; (ma qui la CGUE ritiene che questo si riferisca a qualsiasi testo delle autorità pubbliche, e non solo alla "legge")

un test di proporzionalità secondo obiettivi ben definiti che sono : 

  • sicurezza nazionale
  • sicurezza pubblica
  • il benessere economico del Paese
  • la difesa dell'ordine 
  • prevenzione dei reati penali
  • protezione della salute o della morale
  • protezione dei diritti e delle libertà altrui
  • La pratica francese di divulgare gli indirizzi personali da parte dei servizi di registro commerciale e aziendale costituisce una "interferenza da parte dell'autorità pubblica";  

Secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo : 

L'indirizzo di casa di una persona è un'informazione personale che rientra nell'ambito della vita privata e come tale gode della protezione offerta dall'Articolo 8 (Alkaya v. Turchia, § 30).

I servizi della cancelleria del tribunale commerciale e societario raccolgono e comunicano sistematicamente l'indirizzo personale dell'amministratore su richiesta, in particolare tramite un semplice ordine per un estratto Kbis.

La divulgazione pubblica e sistematica dell'indirizzo personale del dirigente è chiaramente un'invasione della sua privacy, in quanto designa a priori la sua casa familiare, il suo 'domicilio' come menzionato nell'Articolo 8, paragrafo 1, sopra.

Questa divulgazione pubblica e sistematica è da distinguere dalla semplice raccolta dell'indirizzo personale, che di per sé è giustificato dalla necessità di preservare un indizio sulla posizione della persona del direttore che può essere rivelato dietro presentazione di un motivo legittimo.

È comunemente accettato che l'indirizzo personale di una persona fisica non è di per sé necessario per l'identificazione; solo la data e il luogo di nascita sono solitamente considerati necessari a questo scopo.

D'altra parte, la designazione dell'indirizzo personale del direttore al pubblico viola necessariamente la privacy del direttore quando quest'ultimo esprime il desiderio che il suo indirizzo non venga divulgato, e qualunque sia la motivazione del leader, Quest'ultimo è in grado di valutare al meglio l'impatto di tale divulgazione sulla sua privacy, e la segretezza è insita nella nozione di privacy.

Si tratta quindi di una violazione della privacy, ossia di una "interferenza dell'autorità pubblica nell'esercizio del diritto al rispetto della vita privata e familiare", secondo le parole della Convenzione.

La Corte di Cassazione ha stabilito che :

"La divulgazione dell'abitazione di un dipendente da parte dell'Amministrazione senza il suo consenso costituirebbe una violazione della privacy" (Cass. Civ. 1re, 6 novembre 1990, Boll. civ. I, n° 238).

La giurisprudenza nazionale ed europea, che verrà discussa di seguito, conferma che la divulgazione non consensuale di un indirizzo personale costituisce una violazione della privacy.

 

 

  • Questa interferenza non è convenzionale perché non è 'necessaria', nel senso che né le norme nazionali o comunitarie, né gli atti parlamentari, indicano come la divulgazione dell'indirizzo personale del direttore sia 'necessaria' per il perseguimento di un obiettivo di cui all'Articolo 8(2) della Convenzione Europea sui Diritti Umani, il che suggerisce quindi che questa interferenza non persegue nessuno degli obiettivi di cui all'Articolo 8(2) della Convenzione Europea sui Diritti Umani ed è totalmente sproporzionata;  

 

La giurisprudenza francese e le decisioni o i pareri delle autorità amministrative

La mancata divulgazione dell'indirizzo di casa al pubblico non influisce sulla il diritto di un terzo di essere informato sull'indirizzo personale del direttore, dietro presentazione di un motivo legittimo, come previsto dalla Legge Béteille.

La decisione della Corte di Cassazione del 19 marzo 1991:

"Se una persona ha il diritto, in particolare per sfuggire all'indiscrezione o alla malizia, di rifiutarsi di rendere noto il luogo del suo domicilio o della sua residenza, cosicché in linea di principio la sua volontà deve essere rispettata su questo punto dai terzi, la situazione è diversa quando questo occultamento è dettato dall'unico scopo illegittimo di sottrarsi all'adempimento dei suoi obblighi e di sconfiggere i diritti dei suoi creditori; che spetta al giudice del procedimento sommario porre fine a tale manovra fraudolenta, non appena è evidente" (Cass. Civ. 1ère, 19 marzo 1991, pourvoi n° 89-19.960) 

Oggi, la Legge n. 2010-1609 del 22 dicembre 2010, nota come Legge Béteille, è stata approvata. va oltre, ampliando l'accesso alle informazioni del funzionario dell'esecuzione e del titolare di un titolo esecutivo, consentendogli di ottenere informazioni direttamente dai terzi che le detengono senza passare attraverso il giudice del procedimento sommario.

Pertanto, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, dei dipartimenti e dei comuni, le società concesse o controllate dallo Stato, dalle regioni, dai dipartimenti e dai comuni, gli stabilimenti pubblici o gli enti controllati dall'autorità amministrativa devono comunicare all'ufficiale giudiziario incaricato dell'esecuzione, titolare di un titolo esecutivo, le informazioni in loro possesso che consentano di determinare l'indirizzo del debitore, l'identità e l'indirizzo del suo datore di lavoro o di qualsiasi terzo debitore o depositario di somme liquide o esigibili e la composizione del suo patrimonio immobiliare, ad esclusione di qualsiasi altra informazione, senza poter invocare il segreto professionale. (Articolo L 152-1 del Codice delle procedure di esecuzione civile).

Tuttavia, queste informazioni sono strettamente limitate al quadro legale. Possono essere utilizzate solo nella misura necessaria per l'esecuzione del titolo o dei titoli per i quali sono state richieste. In particolare, all'ufficiale giudiziario è vietato comunicarle a terzi (Cass. Civ. 1ère, 22 marzo 2012, n. 10-25811) o raccoglierle in un archivio nominativo. 

"L'indirizzo appartiene alla vita privata. Quando l'interesse a conoscere l'indirizzo senza il consenso o addirittura contro l'opposizione della persona è di valore inferiore alla protezione della privacy, prevale quest'ultima". (CA Tolosa, cap. soc. 4, sez. 1, 25 settembre 2015, n° 13/01895: JurisData n° 2015-021972)

"Così, nel caso di specie, dopo aver ricordato che l'indirizzo personale è un'informazione che rientra nell'ambito della vita privata (si veda anche, ad esempio, Cass. 1re civ., 19 marzo 1991, n° 89-19.960: JurisData n° 1991-000768. - Cass. 1re civ., 30 giugno 1992, n° 90-18.458: JurisData n° 1992-001674; Boll. civ. 1992, I, n° 213), la Corte d'Appello ha esaminato se un interesse qui superiore al diritto alla privacy della dipendente giustificasse la rivelazione del suo indirizzo senza il suo consenso. "

Il CADA ritiene che l'indirizzo personale del commerciante debba essere oscurato: 

"La Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi ha esaminato nella riunione del 7 febbraio 2013 la sua richiesta di consulenza sulla comunicabilità di un elenco di commercianti di un mercato all'aperto, con l'indicazione del tipo di commercio e della loro anzianità.

La Commissione ricorda, in via preliminare, che se il nome di un commerciante, necessariamente registrato nel registro del commercio e delle società, è un'informazione la cui divulgazione non è contraria alle disposizioni dell'articolo II dell'articolo 6 della legge del 17 luglio 1978 relativa alle informazioni coperte dal segreto della vita privata, la divulgazione di documenti che rivelano gli orari di lavoro e le date delle vacanze dei commercianti, così come qualsiasi menzione relativa, ad esempio, all'indirizzo, alla data di nascita o al numero di carta d'identità del venditore, è tuttavia vietata da tali disposizioni.

Ritiene inoltre che i documenti che renderebbero possibile l'accesso del pubblico alle informazioni in essi contenute siano coperti dal segreto commerciale e industriale protetto dall'Articolo 6 II della Legge del 1978.

qualsiasi dato rilevante per la strategia commerciale dei negozi interessati, come, ad esempio, le date e gli orari di apertura delle bancarelle.

La Commissione ritiene, in applicazione di questi principi, che l'elenco dei commercianti del mercato all'aperto del Comune, che indica il tipo di prodotti venduti e l'età delle imprese, possa essere comunicato, a condizione che vengano preventivamente eliminati gli indirizzi personali dei commercianti, così come l'indicazione dei loro giorni di presenza nel mercato, che potrebbero violare la protezione della vita privata delle persone interessate o il segreto commerciale e industriale.

Diritto dell'Unione Europea

La Direttiva (UE) 2017/1132 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 14 giugno 2017, su taluni aspetti del diritto societario, che fa seguito alla Direttiva 68/151/CEE del Consiglio, del 9 marzo 1968, intesa a coordinare, per renderle equivalenti, le garanzie che sono richieste, negli Stati membri, alle società di cui all'articolo 58, secondo comma, del Trattato per proteggere gli interessi dei soci e dei terzi, richiede che gli amministratori siano "identificati", ma non menziona mai il loro indirizzo personale.

Nella causa C-398/15 del 9 marzo 2017, la Corte, senza eludere la possibilità degli Stati membri di stabilire le disposizioni che desiderano in merito alla raccolta di dati personali da parte dei registri commerciali, specifica che è richiesta solo la raccolta dell'identità degli amministratori: 

"32 A questo proposito, occorre innanzitutto notare che, ai sensi dell'Articolo 2 (1) (d) della Direttiva 68/151, gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per garantire che la divulgazione obbligatoria di informazioni relative alle società riguardi almeno la nomina, la cessazione del mandato e l'identità delle persone che, in qualità di organo legalmente prescritto o di membri di tale organo, hanno il potere di vincolare la società interessata nei confronti di terzi e di rappresentarla in procedimenti legali, o che sono coinvolte nell'amministrazione, nella supervisione o nel controllo di tale società. Inoltre, secondo lo stesso Articolo 2 (1) (j), la nomina e l'identità dei liquidatori e, in linea di principio, i loro rispettivi poteri devono essere resi pubblici.."

La Lettonia non richiede più l'indirizzo personale del funzionario (Ruķers M., Kā izpaužas tiesības uz personas datu aizsardzību publiski pieejamā reģistrā. Jurista Vārds, 26.jūnijs 2012/NR.26(725). 

Lo stesso vale per la legge olandese, 

L'Articolo 16 della Legge sul Registro Commerciale del 1996 prevede la possibilità di limitare la pubblicazione di alcuni dati personali per motivi di privacy. A questo proposito, l'Articolo 32 dell'Ordinanza sul Registro Commerciale del 1996 stabilisce che un direttore di una persona giuridica può richiedere il blocco dell'indirizzo di casa del direttore a determinate condizioni.

La Legge sul Registro di Commercio 2007 è entrata in vigore il 1° luglio 2008. L'articolo 51 dell'Ordinanza sul Registro di Commercio 2008 prevede una restrizione alla pubblicazione di alcuni dati personali ai fini della privacy. In base al paragrafo 1 di questa disposizione, l'indirizzo di residenza di un direttore, revisore, titolare di una delega, azionista unico, titolare di azioni non interamente versate, liquidatore o manager di una società straniera non può essere consultato da terzi. Tuttavia, esiste un'eccezione per, tra gli altri, le autorità amministrative, gli avvocati, gli ufficiali giudiziari, i notai e alcune autorità di vigilanza. Una persona fisica può richiedere il blocco della pubblicazione del proprio indirizzo di residenza a determinate condizioni, ai sensi dell'Articolo 51(3) del suddetto Decreto. 22

Lo stesso vale per il Regno Unito: 

Sebbene la maggior parte delle informazioni conservate presso la Companies House sia disponibile al pubblico in generale, alcune informazioni, come gli indirizzi privati e le date di nascita complete, non sono incluse nel registro ma vengono condivise con alcune autorità pubbliche specifiche, come la polizia e le agenzie di riferimento del credito. Il legislatore ritiene che la non divulgazione del giorno di nascita rappresenti il giusto equilibrio tra i principi di trasparenza e riservatezza.

-Small Business and Enterprise and Employment Act 2015. A seguito di reclami per furto di identità, da ottobre 2015 solo il mese e l'anno di nascita sono stati inclusi nel registro pubblico, "Great news - we're listening to our customers and making changes", Companies House Blog, 17 giugno 2015, https://com panieshouse.blog.gov.uk/2015/06/17/great-news-were-listening-to-ourcustomers-and-making-changes/. Dallo stesso articolo, risulta che, d'ora in poi, il giorno di nascita sarà redatto dalle copie dei documenti trasmessi al registro in formato cartaceo. In relazione ai documenti inviati in precedenza, la Companies House sta lavorando ad una soluzione efficace.

- "Limitare la divulgazione delle sue informazioni", Companies House marzo 2016, pag. 3 e 5. 9

- "Il nostro registro: consigli sulla protezione dei suoi dati personali", Blog della Camera di Commercio, 21 gennaio 2016, https://companieshouse.blog.gov.uk/2016/01/21/our-register-advice-on-protectingyour-personal-information/.

  • Il tribunale nazionale può annullare una norma nazionale non convenzionale; 

Anche se il Consiglio costituzionale ha dichiarato una disposizione legislativa conforme alla Costituzione, i tribunali giudiziari e amministrativi hanno ancora la possibilità di respingere la sua applicazione se la ritengono contraria alla Convenzione (si veda ad esempio Cass. Plein. 15 aprile 2011 n° (10-30.316)... nasce una speranza.

La lincieremo: il diritto all'oblio su internet

 

Accogliamo con favore la sentenza del 22 novembre 2022 della Corte di Giustizia (Sentenza della Corte nelle cause riunite C-37/20 | Registri delle imprese del Lussemburgo e C-601/20 | Sovim), che va verso una maggiore tutela della privacy, constatando l'invalidità, in base alla Carta, della
La disposizione della Direttiva antiriciclaggio prevede che gli Stati membri debbano garantire che
informazioni sui titolari effettivi delle società e di altre persone giuridiche costituite nel suo territorio
essere accessibile in ogni caso a qualsiasi membro del pubblico in generale.

Secondo la Corte, l'accesso del pubblico alle informazioni sui beneficiari effettivi costituisce una grave interferenza
nei diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati
Gli articoli 7 e 8 della Carta, rispettivamente. Infatti, le informazioni divulgate
consente a un numero potenzialmente illimitato di persone di informarsi sulla situazione materiale e finanziaria
di un titolare effettivo. Inoltre, le potenziali conseguenze per gli interessati derivanti da un possibile uso improprio dei loro dati personali sono aggravate dal fatto che, una volta messi nelle mani di una terza parte, l'interessato può essere in grado di utilizzare i suoi dati personali in un modo che non è vietato dalla legge.
disponibili al pubblico in generale, questi dati non solo possono essere consultati liberamente, ma anche
essere conservati e diffusi.

 

 

 

Insulto online: essere assistito da un avvocato specializzato in diritto della stampa a Parigi

Un insulto è una parola, uno scritto o un'espressione rivolta a una persona con l'obiettivo di offenderla. L'insulto può essere privato o pubblico.

Lo sviluppo e la piena crescita dei social network e del web stanno accelerando il fenomeno degli abusi online. Ogni giorno vengono pubblicati su Internet molti contenuti offensivi.

È vittima di un insulto e desidera sapere come può difendersi? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, la consiglierà e farà in modo che i suoi interessi siano rispettati.

 

Abuso online: quali sono i diversi tipi di abuso?

L'insulto può essere pubblico o privato.

In ogni caso, si tratta di un atto di disprezzo rivolto a una persona senza riferimento a un comportamento o a un fatto specifico. I concetti di ingiuria e diffamazione presentano delle analogie. La diffamazione assorbe l'insulto. La diffamazione presuppone l'imputazione di un fatto specifico, la cui verità può essere oggetto di discussione (a differenza della semplice opinione) e che è lesivo dell'onore e della reputazione. Allo stesso modo, l'ingiuria tenta di ledere l'onore e la considerazione, ma senza fare riferimento a un fatto specifico. Può essere scusato se è provocatorio.

L'insulto non deve essere confuso con la minaccia. Quest'ultima si riferisce al fatto di esprimere a una persona l'intenzione di farle del male, con l'obiettivo di spaventarla. Si distinguono due tipi di minacce: la minaccia di uccidere e la minaccia di commettere un reato o un crimine. Se la minaccia è accompagnata da un ricatto, ciò costituisce una circostanza aggravante che viene punita pesantemente dalla legge.

L'insulto pubblico deve anche essere distinto dall'ingiuria, che viene punita molto più severamente. Una recente decisione del Consiglio Costituzionale lo ricorda. L'insulto è rivolto direttamente alla vittima e l'autore non cerca udienza.
https://www.conseil-constitutionnel.fr/decision/2021/2021896QPC.htm

Per determinare la classificazione di una dichiarazione o pubblicazione offensiva, si devono prendere in considerazione diversi criteri. Si deve prendere in considerazione l'espressione in sé, ma anche le circostanze in cui sono state fatte le osservazioni.

L'avvocato specializzato in diritto della comunicazione la consiglierà e l'aiuterà a identificare la colpa esatta commessa dall'autore dei commenti online. Contatti Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi.

Diritto all'oblio, alla cancellazione dai motori di ricerca 

           Insulto privato

Un insulto privato può essere rivolto a una persona in diversi modi: un messaggio, una lettera. L'insulto privato può anche essere pronunciato in un piccolo gruppo di persone che condividono lo stesso interesse, ad esempio in una classe di teatro o di musica. L'insulto viene commesso in presenza o in assenza della vittima.

L'insulto privato viene trattato dal tribunale di polizia ed è una contravvenzione di quarta classe. Tuttavia, quando è di natura razzista e discriminatoria, il reato è classificato come reato di quinta classe.

 

           Insulto pubblico

L'insulto pubblico è un insulto pronunciato in pubblico. Può essere pronunciato sulla strada pubblica, durante un evento o in un edificio residenziale.

"Qualsiasi espressione ingiuriosa, termine di disprezzo o invettiva che non contenga l'imputazione di alcun fatto è un'ingiuria", secondo il 2° paragrafo dell'Articolo 29 della legge del 1881.

L'insulto pubblico è un reato di competenza del tribunale penale. È punibile con una multa di 12.000 euro. Tuttavia, se l'insulto è razzista o discriminatorio nei confronti di una religione, può essere punito con un anno di reclusione e una multa di 45.000 euro.

Insultare un'azienda o un membro del personale viene riclassificato come insulto.

 

Insulti e social network

Si stima che ci siano circa 4,2 miliardi di utenti di Internet in tutto il mondo. Pertanto, con questo grande continente virtuale, diventa molto complicato, se non impossibile, per i social network controllare la totalità delle pubblicazioni e delle parole pubblicate ogni giorno sulle piattaforme di tutto il mondo.

Negli ultimi mesi sono stati segnalati a Facebook più di 2,9 milioni di commenti di odio. I social network sono diventati strumenti di comunicazione che facilitano i discorsi offensivi. In effetti, la libertà di comunicazione offerta dai social network può indurre gli utenti a credere di potersi esprimere senza rischi. Tuttavia, la libertà di espressione ha dei limiti. Il linguaggio offensivo su Internet, come nella vita 'normale', è punibile per legge e le sanzioni possono essere molto severe.

 

         I social network: insulto pubblico o privato?

Un insulto sui social network può essere privato o pubblico, a seconda di diversi criteri.

Se l'insulto viene pubblicato pubblicamente sui social network e può essere visualizzato da più persone e persino condiviso, è pubblico.

Tuttavia, quando un insulto viene pubblicato privatamente: in un gruppo ristretto o in un messaggio privato non visibile al pubblico, viene considerato privato.

Per poter caratterizzare l'insulto come privato o pubblico, i tribunali si concentrano su un parametro che può cambiare l'insulto da pubblico a privato, o viceversa.

In effetti, un profilo impostato sulla modalità "privata", a cui poche persone hanno accesso, è più probabile che sia qualificato come insulto privato.

Al contrario, un profilo creato pubblicamente sui social network porterà a una natura più pubblica dell'insulto.

 

         Insulto sui social network: l'autore è un minore, cosa rischia come genitore?

Gli insulti sui social network sono pesantemente sanzionati, così come gli insulti al di fuori dei social network.

A prescindere dall'età del bambino, se è l'autore di commenti offensivi sui social network, dovrà giustificare le sue azioni davanti ai tribunali. Poiché l'età della responsabilità penale è di 18 anni, il bambino non sarà punito con la stessa severità dell'adulto. D'altra parte, poiché i genitori sono responsabili civilmente per i reati commessi dai loro figli minorenni, dovranno rispondere delle azioni dei loro figli.

Pertanto, il tribunale può decidere di multare i genitori o di risarcire la vittima delle parole ingiuriose.

 

         Insulti da parte di un dipendente nei confronti della sua azienda: il ricorso dell'azienda

Un datore di lavoro può reagire ai commenti fatti da un dipendente sui social network. L'insulto può essere riscontrato quando :

- Le parole usate sono offensive, violente, sprezzanti o abusive. Non è necessario che siano imputate a qualcuno per costituire un insulto.
- I commenti sono stati resi pubblici sui social network e sono visibili a molti utenti di Internet.

Un datore di lavoro che si trova di fronte agli insulti di un dipendente può fare causa a quest'ultimo per insulti pubblici. Anche questa cattiva condotta costituisce una vera e propria colpa grave, che può portare al licenziamento.

È vittima di insulti sui social network e vuole sapere come difendersi? Ecco alcuni primi consigli di Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi:

- Raccogliere le prove dell'abuso. L'avvocato la assiste nella raccolta delle prove;
- Se conosce l'identità dell'autore dell'insulto, sembra illusorio rivolgersi direttamente a lui o a lei per ritirare l'insulto; l'avvocato può assisterla sulla linea d'azione da seguire e sull'eventuale procedimento giudiziario da avviare, ed entro quali termini.

Le piattaforme spesso creano sistemi di segnalazione che possono essere sufficienti per far rimuovere l'insulto. Si tratta poi di costruire delle prove prima che la piattaforma cancelli il commento offensivo.

Le piattaforme possono anche adottare un atteggiamento "no take down" e chiedere che l'autore dei commenti venga prima sanzionato dai tribunali.

Possono anche essere riluttanti a rivelare i dati identificativi dell'autore del reato per motivi di riservatezza, anche quando viene loro ordinato di farlo da un tribunale.

- Contatti un avvocato specializzato in diritto delle comunicazioni per portare avanti la questione.

I procedimenti per diffamazione, ingiuria o altri cosiddetti reati a mezzo stampa, o per altri reati informatici del codice penale, o anche per denigrazione commerciale, spesso simile all'ingiuria, non sono procedimenti semplici. Richiedono un know-how tecnico specifico. Si tratta più di far rispettare i principi che di ottenere un risarcimento.

 

Infortunio su internet: l'avvocato di diritto della comunicazione a Parigi la accompagnerà e la consiglierà

Quando la vittima è appena venuta a conoscenza dell'insulto, dovrebbe innanzitutto iniziare a raccogliere le prove. Tuttavia, si raccomanda di rivolgersi a un avvocato specializzato in questa fase.

La vittima può scattare un'istantanea o una foto dell'abuso o annotare l'URL della pubblicazione. Questo dovrebbe mostrare la data e l'ora in cui l'abuso è stato pubblicato. La vittima può anche raccogliere ulteriori prove: testimonianze, registrazioni telefoniche, lettere, ecc.

Il periodo di prescrizione di 3 mesi inizierà a decorrere dalla data di pubblicazione dell'insulto. La vittima avrà quindi 3 mesi di tempo per intraprendere un'azione legale contro l'autore.

Per garantire che la prova sia il più affidabile possibile, la vittima può rivolgersi a un ufficiale giudiziario che redigerà un rapporto in conformità allo standard NF 67-147, che garantirà l'affidabilità del rapporto sull'insulto pubblico. Il rapporto deve essere redatto prima che le osservazioni scompaiano. Un rapporto redatto da un ufficiale giudiziario garantisce quindi il corretto svolgimento della procedura.

La vittima può quindi presentare una denuncia presso la gendarmeria o la stazione di polizia. Se l'autore del reato è conosciuto, la denuncia sarà presentata con una citazione diretta. D'altra parte, se la vittima non conosce l'autore del reato, dovrà essere presentata una denuncia contro X.

In una seconda fase, dopo aver raccolto le prove della pubblicazione dell'insulto, la vittima deve richiederne la rimozione. Se è stato pubblicato su un social network, la vittima dovrebbe essere in grado di segnalare il contenuto. Se l'insulto è stato pubblicato sul web, la vittima può contattare l'host del sito web.

La vittima dovrebbe quindi contattare un avvocato specializzato in diritto della comunicazione, che la assista in questo processo. L'avvocato specializzato potrà portare il caso davanti al giudice competente, per cercare di far rimuovere l'insulto entro un periodo non troppo lungo. In seguito, l'avvocato specializzato presenterà una denuncia penale che avvierà un'indagine per identificare l'autore dell'insulto, oppure chiederà al giudice, su richiesta, in un procedimento sommario o in un procedimento accelerato nel merito, di ordinare alla piattaforma di comunicare i dati di identificazione.

È vittima di un insulto e desidera sapere come può difendersi? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione a Parigi, la consiglierà e farà in modo che i suoi interessi siano rispettati. L'avvocato specializzato la aiuterà a individuare la procedura giusta per la sua situazione.

odio online

Responsabilità degli attori di Internet e dei media

Vedi anche :

Diffamazione, falsa testimonianza, denuncia calunniosa... quali sono le differenze?

Il giudizio penale. 5 ottobre 2021 – 20-85.985 e la riforma del LCEN del 2022 – aggiornamento sulle responsabilità di internet e media player

https://www.courdecassation.fr/en/decision/615bea2b2cfb606bf051019e

Questa sentenza è un'opportunità per rivedere le normative nazionali applicabili al settore audiovisivo, alla stampa e a Internet, in termini di responsabilità per i cosiddetti reati di stampa previsti dalla legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa.

Ricorda che la "comunicazione al pubblico online" e la "comunicazione audiovisiva", che rientrano entrambe nella voce "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici" e nel regime di responsabilità a cascata della legge sulla stampa, non comprendono la "stampa audiovisiva" a cui fanno riferimento diversi articoli del Codice Penale che puniscono reati simili a quelli della stampa (provocazione al suicidio, reati contro la rappresentazione della persona, contro i minori, contro l'autorità dello Stato, contro le decisioni giudiziarie).

LSi tratta del secondo paragrafo dell'articolo 2 della legge 86-1067 del 30 settembre 1986, la legge Léotard, relativa alla libertà di comunicazione, indica :

Per comunicazioni elettroniche si intende l'emissione, la trasmissione o la ricezione di segni, segnali, scritti, immagini o suoni con mezzi elettromagnetici.

Per comunicazione al pubblico con mezzi elettronici si intende la messa a disposizione del pubblico o di categorie di pubblico, tramite un processo di comunicazione elettronica, di segni, segnali, scritti, immagini, suoni o messaggi di qualsiasi tipo che non abbiano carattere di corrispondenza privata.

Per comunicazione audiovisiva si intende qualsiasi comunicazione al pubblico di servizi radiofonici o televisivi, a prescindere dalle modalità di messa a disposizione del pubblico, qualsiasi comunicazione al pubblico per via elettronica di servizi diversi da quelli radiofonici e televisivi e che non rientrano nell'ambito della comunicazione online al pubblico, come definito nell'articolo 1 della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale, nonché qualsiasi comunicazione al pubblico di servizi di media audiovisivi su richiesta.

Articolo 93-2 della Legge n° 82-652 del 29 luglio 1982 sulla comunicazione audiovisiva. prevede :

Ogni servizio di comunicazione pubblica elettronica deve avere un direttore delle pubblicazioni.

Nel caso in cui il direttore della pubblicazione goda dell'immunità parlamentare alle condizioni stabilite dall'articolo 26 della Costituzione e dagli articoli 9 e 10 del Protocollo dell'8 aprile 1965 sui privilegi e le immunità delle Comunità europee, egli nominerà un condirettore della pubblicazione scelto tra le persone che non godono dell'immunità parlamentare e, nel caso in cui il servizio di comunicazione sia fornito da una persona giuridica, tra i membri dell'associazione, del consiglio di amministrazione, del consiglio di gestione o dei dirigenti, a seconda della forma della persona giuridica.

Il co-editore della pubblicazione deve essere nominato entro un mese dalla data in cui il direttore della pubblicazione gode dell'immunità di cui al paragrafo precedente.

Il direttore e, se del caso, il co-direttore della pubblicazione devono essere maggiorenni, godere dei diritti civili e non essere privati dei diritti civili da una condanna giudiziaria. In deroga, un minore di almeno 16 anni può essere nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione prodotta su base volontaria. I genitori di un minorenne di età superiore ai sedici anni nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione non possono essere ritenuti responsabili sulla base del fatto che il minorenne sia stato nominato direttore o co-direttore di una pubblicazione.articolo 1242 del Codice CivileCiò avviene solo se quest'ultimo ha commesso un atto che può comportare la sua responsabilità civile, secondo le condizioni previste dalla legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa.

Tutti gli obblighi legali imposti al direttore della pubblicazione sono applicabili al direttore della co-pubblicazione.

Se il servizio è fornito da una persona giuridica, il direttore della pubblicazione è il presidente del consiglio di amministrazione o del consiglio di amministrazione, il manager o il rappresentante legale, a seconda della forma della persona giuridica.

Se il servizio è fornito da una persona fisica, il direttore della pubblicazione sarà tale persona fisica.

e l'articolo 93-3 della stessa legge: 

Nel caso in cui uno dei reati previsti dal Capitolo IV della Legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa sia commesso da un mezzo di comunicazione al pubblico per via elettronica, il direttore della pubblicazione o, nel caso previsto dal secondo paragrafo dell'Articolo 93-2 di questa Legge, il condirettore della pubblicazione sarà perseguito come autore principale, quando il messaggio offensivo è stato fissato prima della sua comunicazione al pubblico.
In caso contrario, l'autore e, in mancanza dell'autore, il produttore, saranno perseguiti come autori principali.
Se il direttore o il co-direttore della pubblicazione è coinvolto, l'autore sarà perseguito come complice.
Qualsiasi persona a cui si applica l'Articolo 121-7 del Codice Penale può essere perseguita anche come complice.
Nel caso in cui il reato derivi dal contenuto di un messaggio inviato da un utente di Internet a un servizio di comunicazione pubblica online e reso disponibile al pubblico da tale servizio in uno spazio di contribuzione personale identificato come tale, il direttore o il co-gestore della pubblicazione non può essere ritenuto penalmente responsabile come autore principale se viene stabilito che non era effettivamente a conoscenza del messaggio prima che fosse messo online o se, non appena ne è venuto a conoscenza, ha agito prontamente per ritirare il messaggio.

L'articolo 1 della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale prevede: 

Per comunicazione al pubblico con mezzi elettronici si intende la messa a disposizione del pubblico o di categorie di pubblico, tramite un processo di comunicazione elettronica, di segni, segnali, scritti, immagini, suoni o messaggi di qualsiasi tipo che non abbiano carattere di corrispondenza privata.

Per comunicazione al pubblico online si intende qualsiasi trasmissione, su richiesta individuale, di dati digitali non aventi carattere di corrispondenza privata, mediante un processo di comunicazione elettronica che consente uno scambio reciproco di informazioni tra il mittente e il destinatario.

La posta elettronica è qualsiasi messaggio, sotto forma di testo, voce, suono o immagine, inviato su una rete di comunicazione pubblica, memorizzato su un server di rete o nell'apparecchiatura terminale del destinatario, fino a quando non viene recuperato dal destinatario.

E

(1 di III dell'articolo 6 della stessa legge 🙂 

III.-1. Le persone la cui attività consiste nel pubblicare un servizio di comunicazione pubblica online devono mettere a disposizione del pubblico, in uno standard aperto :

a) Nel caso di persone fisiche, il loro nome e cognome, l'indirizzo e il numero di telefono e, se sono soggetti all'iscrizione nel registro del commercio e delle società o nel registro delle imprese, il loro numero di iscrizione;

b) nel caso di persone giuridiche, il loro nome o la loro ragione sociale e la sede legale, il numero di telefono e, nel caso di imprese soggette all'iscrizione nel registro del commercio e delle società o nel registro delle imprese, il numero di registrazione, il capitale sociale e l'indirizzo della sede legale;

(c) Il nome del direttore o del co-direttore della pubblicazione e, se del caso, quello della persona responsabile del contenuto editoriale ai sensi dell'articolo 93-2 della citata Legge n. 82-652 del 29 luglio 1982;

(d) Il nome, la denominazione o la ragione sociale, l'indirizzo e il numero di telefono del fornitore di cui al paragrafo 2 dell'Articolo I.

Questa omissione è sancita anche dall'Articolo 6(2) della Legge:

"2. Il fatto che una persona fisica o il responsabile de jure o de facto di una persona giuridica che svolge l'attività definita al punto III non abbia rispettato le disposizioni del presente articolo è punibile con un anno di reclusione e una multa di 75.000 euro.

Le persone giuridiche possono essere dichiarate penalmente responsabili per questi reati alle condizioni stabilite dall'Articolo 121-2 del Codice Penale. Esse sono passibili di una multa, secondo i termini e le condizioni di cui all'Articolo 131-38 dello stesso codice, nonché delle sanzioni di cui ai punti 2° e 9° dell'Articolo 131-39 di questo codice. Il divieto di cui al 2° di questo articolo è pronunciato per un massimo di cinque anni e riguarda l'attività professionale nell'esercizio o in occasione della quale è stato commesso il reato.

La "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici" si contrappone alla "corrispondenza privata" e comprende la "comunicazione al pubblico online" e la "comunicazione audiovisiva".

La responsabilità a cascata si applica alla stampa scritta, alla "comunicazione al pubblico con mezzi elettronici", ma non alla "stampa audiovisiva" a cui si fa riferimento in alcuni articoli del Codice Penale per reati simili a quelli della stampa.

Responsabilità a cascata: il direttore della pubblicazione è il principale responsabile, almeno quando può controllare la pubblicazione attraverso la sua fissazione preventiva.

 

Essere assistito da un avvocato specializzato in diritto della stampa a Parigi:

Cabinet Roquefeuil avocats

Avvocato specializzato in diritto della concorrenza a Parigi: il parere negativo

18 gennaio 2022 - Aggiornato al 4 ottobre 2022

L'opinione dei consumatori è una sfida di comunicazione per le aziende

Un concorrente si finge cliente e pubblica una recensione negativa? Si faccia accompagnare da un professionista. un avvocato specializzato in diritto della concorrenza a Parigi.

È ormai prassi comune poter pubblicare recensioni online su un negozio, un'azienda online o un fornitore di servizi. Ma anche di un marchio o di un ristorante. Le recensioni online sono utili per i consumatori, ma a volte possono essere fuorvianti e abusive. L'avvocato specializzato in diritto della comunicazione la assisterà nell'affrontare questi problemi di recensioni negative online.

Nonostante il fatto che tutti abbiano il diritto alla libertà di espressione e quindi di esprimere liberamente i propri pensieri e le proprie opinioni, le opinioni pubblicate su internet possono costituire dichiarazioni diffamatorie se sono abusivi. La legislazione ci ricorda anche i limiti che non devono essere raggiunti dai consumatori che desiderano dare il loro Opinione su internet.

D'ora in poi, con un solo clic è possibile pubblicare una Opinione su internet. D'altra parte, il cancellazione di un avviso negativo si sta rivelando sempre più complesso. Ogni direttore d'azienda oggi teme di trovarsi di fronte a questo problema. Le ragioni possono essere diverse: diffamazione, prestazioni scarse, vendetta personale o premeditazione.

In secondo luogo, la reputazione e l'attività di un'azienda possono essere minacciate da una opinione negativa sul web. A volte può essere un metodo sleale di un concorrente. Questo viene fatto per denigrare la sua azienda e influenzare negativamente l'opinione dei suoi clienti. Anche la qualifica di diffamazione può essere mantenuta. Si fa riferimento alle norme specifiche del diritto della stampa e della comunicazione.

Come reagisce in questo caso? Che ricorso ha? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione, à Parigi, la sostiene nella difesa dei suoi interessi e di quelli della sua azienda.

Vedi anche :

Eliminazione dell'anonimato su Internet: difficoltà attuali

Avviso negativo pubblicato, impatto sulla sua comunicazione e ruolo dell'avvocato specializzato in comunicazione commerciale

Alcuni professionisti non esitano a cercare di screditare un'azienda Esistono diverse pratiche utilizzate per distorcere la concorrenza. Esistono diverse pratiche utilizzate per distorcere la concorrenza. In particolare, la pratica di scrivere avvisi falsi fingendosi un consumatore. Il e-reputation ha un posto importante nella nostra società di oggi.

Pertanto, sempre più consumatori si affidano alle opinioni pubblicate su Internet prima di effettuare un acquisto o di richiedere i servizi di un professionista. Secondo uno studio dell'Istituto Francese di Opinione Pubblica (IFOP), 88% dei consumatori consultano le recensioni pubblicate su Internet prima di effettuare un acquisto. Infine, 96% rinuncerebbero ad un acquisto se vedessero delle recensioni negative. Le recensioni pubblicate su Internet possono quindi essere dannose per la sua reputazione e per la sua reputazione. offuscare l'immagine della sua azienda. Di conseguenza, potrebbe trovarsi di fronte a una perdita di clienti. Potrebbe anche subire un calo del fatturato, una perdita di credibilità, ecc.

I professionisti del settore alberghiero e della ristorazione si trovano sempre più spesso ad affrontare questo problema. Ciò è particolarmente vero dopo la creazione di applicazioni che consentono ai consumatori, chiunque essi siano, di pubblicare facilmente recensioni su un locale.

Tuttavia, tutti i settori di attività possono essere colpiti, quindi vale la pena prestare attenzione.

Che cos'è una pratica sleale?

A tal fine, la Direzione Generale per la Concorrenza, il Consumo e il Controllo delle Frodi (DGCCRF) assicura rapporti commerciali equi tra le aziende. Pertanto, sanziona pratiche commerciali sleali.

Una pratica commerciale è sleale quando è in contrasto con i requisiti di diligenza professionale. Ma anche quando altera in modo sostanziale il suo comportamento economico nei confronti di un bene o di un servizio. Una pratica commerciale considerata sleale è quindi vietata e punibile ai sensi dell'articolo L. 121-1 del Codice del Consumo.

In un momento in cui la tecnologia digitale sta diventando sempre più importante nella nostra società, è ormai essenziale per ogni professionista sapere come reagire. Un avvocato specializzato in diritto della comunicazione sarà in grado di fornirle tutti i consigli essenziali su questo tema.

Come reagire in questo caso? Come posso far rimuovere una recensione negativa?

Innanzitutto, può rispondere alla recensione negativa, anche se non c'è alcun commento. Questo permetterà agli utenti di Internet che consultano la recensione di leggere anche la sua risposta. È quindi importante rimanere professionali, cortesi e non aggressivi. Se, ad esempio, l'autore della recensione non è mai stato nel suo locale, sarebbe opportuno specificarlo nella risposta, per dimostrare la sua buona fede e la sua capacità di non essere un'offensiva. screditare l'opinione negativa. Come secondo passo, potrebbe essere utile segnalare questo avviso alla piattaforma che se ne occupa, specificando che l'avviso sarebbe associato a conflitti di interesse.

L'articolo 6-II della legge sulla fiducia nell'economia digitale prevede che la piattaforma che ospita gli avvisi debba conservare i dati che consentono l'identificazione di qualsiasi persona che abbia contribuito alla creazione dei contenuti per i quali fornisce servizi.

Ha ricevuto una recensione negativa che scredita la sua azienda? Teme che questa recensione possa essere dannoso per la sua attività ? Ci sono ricorso per atti di concorrenza sleale e denigrazione.

Se ritiene di essere vittima di questa pratica, si rivolga rapidamente ad un avvocato specializzato in diritto della concorrenza, a Parigi (competenza nazionale).

 

Pratiche sleali, in azione o in difesa, faccia valere i suoi diritti con l'avvocato in materia di comunicazione e diritto della concorrenza.

            L'obbligo di informazione dei consumatori come arma contro le recensioni negative

Dal 1° gennaioer Il 1° gennaio 2018 sono entrati in vigore gli obblighi di informazione per i consumatori. L'articolo L. 111-7-2 del Codice del Consumo stabilisce gli obblighi di informazione per i gestori di recensioni online. A questo proposito, i consumatori devono essere informati, in particolare, dell'esistenza di una procedura di controllo delle opinioni e le sue caratteristiche principali. Dovrebbero anche essere informati sulla data di pubblicazione dell'avviso e sull'esperienza del consumatore. Devono essere indicati i criteri di classificazione degli avvisi, nonché le ragioni per le quali gli avvisi sono stati classificati. rifiuto di pubblicare un avviso.

Tuttavia, è molto difficile per un consumatore fare riferimento a una recensione falsa pubblicata su Internet. A volte può essere pratiche commerciali ingannevoli. La DGCCRF ha anche ricordato ai consumatori di non fare affidamento su una singola opinione pubblicata su Internet. Consiglia loro di prendere in considerazione diverse opinioni al fine di fare la propria osservazione.

            Pratiche commerciali ingannevoli, un reato che punisce le recensioni negative. 

Le pratiche commerciali ingannevoli danneggiano i consumatori che vengono ingannati. Danneggiano anche i professionisti che ne sono vittime.

Nel 2013, AFNOR, l'ente normativo francese, ha creato la certificazione NF Service avis client per combattere le recensioni false. Questa certificazione consente alle aziende sincere di dimostrare che il loro strumento di raccolta delle recensioni è totalmente autentico e affidabile. La certificazione NF di AFNOR è strettamente regolata dal Codice del Consumo francese. Pertanto, qualsiasi azienda che non rispetti questi criteri può essere sanzionata dai tribunali francesi.

L'articolo L. 121-4 del Codice del Consumo stabilisce che "le pratiche commerciali sono considerate ingannevoli ai sensi degli articoli L. 121-2 e L. 121-3 se il loro scopo è: (...) 21° Affermare falsamente o dare l'impressione che il professionista non agisca per scopi che rientrano nell'ambito della sua attività commerciale, industriale, artigianale, liberale o agricola o presentarsi falsamente come consumatore".

Chiama un avvocato specializzato in diritto della comunicazione e della concorrenza

Se non conosce l'identità dell'autore dell'avviso, può recarsi alla stazione di polizia o alla gendarmeria più vicina per sporgere denuncia.

Se conosce già l'identità dell'autore dell'avviso internet e dispone di prove senza che il tribunale sia obbligato a svolgere un'indagine preventiva, può procedere a una citazione diretta. I commenti fatti e il reato commesso devono essere menzionati in modo preciso e chiaro, per evitare che i fatti vengano riqualificati dal tribunale. È quindi imperativo si rivolga a un avvocato specializzato in diritto della comunicazione.

In questo caso è quindi necessario provare Un atto deliberato e doloso commesso dalla persona che ha pubblicato il consiglio sbagliato. Tuttavia, la liceità di un commento può essere complicata da valutare e dimostrare. A avvocato specializzato in diritto della comunicazione la accompagnerà nella procedura. Inoltre, è difenderà i suoi interessi al tribunale competente, solitamente a Parigi (giurisdizione nazionale).

 

Quali sono le sanzioni per le recensioni negative ingannevoli di pseudo consumatori?

 L'inosservanza degli obblighi di informazione di cui all'Articolo L. 111-7-2 è punibile con un'ammenda amministrativa fino a 75.000 euro per una persona fisica e fino a 375.000 euro per una persona giuridica (Articolo L. 131-4 del Codice del Consumo).

Il pratiche commerciali ingannevoli può essere sanzionato da due anni di reclusione e un fine 300.000 (Articolo L. 132-2 del Codice del Consumo).

A tal fine, la DGCCRF ha effettuato controlli e redatto rapporti per pratiche commerciali ingannevoli. Così, alcune aziende sono state sanzionato dai tribunali francesi. I tribunali hanno anche condannato la Utenti di Internet che hanno pubblicato recensioni quando non avevano ricevuto i servizi menzionati nelle recensioni. Ad esempio, per aver scritto una falsa recensione negativa, un utente di Internet è stato condannato a danni. È stato anche condannato a spese legali. Aveva infatti depositato opinioni negative verso un ristorante che non aveva ancora aperto. La DGCCRF ha stabilito che 35% delle aziende ispezionate utilizzavano avvisi falsi.

È un professionista e ha notato una recensione negativa su di lei su Internet? Vorrebbe che fosse rimossa per non danneggiare l'immagine della sua azienda? Pierre de Roquefeuil, avvocato specializzato in diritto della comunicazione, à Parigi l'accompagna. Questo avviene nel contesto del rispetto dei suoi interessi e della protezione della sua reputazione su Internet.

E ancora:

Ordinanza n. 2021-1734, del 22 dicembre 2021, che recepisce la Direttiva 2019/2161 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 novembre 2019, relativa a una migliore applicazione e alla modernizzazione delle norme dell'UE in materia di protezione dei consumatori: GU 23 dicembre 2021, testo n. 21 (entrata in vigore il 28 maggio 2022).

Questa direttiva integra la Direttiva 2005/29 sulle pratiche commerciali sleali.

Le pratiche commerciali ingannevoli sono specificate nell'Articolo L. 121-3 del Codice del Consumo, in particolare il fatto che il commerciante non indichi "gli elementi che consentono di stabilire se e come il commerciante garantisce che le opinioni pubblicate provengano da consumatori che hanno effettivamente utilizzato o acquistato il prodotto quando un commerciante fornisce l'accesso alle opinioni dei consumatori sui prodotti". Tuttavia, si tratta di "informazioni sostanziali", la cui omissione rivela una pratica commerciale fuorviante.

Si tratta di una rivoluzione nel mondo delle recensioni negative.

L'esercente o la piattaforma di revisione dovrà:

  • adottare le misure necessarie per garantire che i consumatori che inviano recensioni abbiano utilizzato i prodotti in questione;
  • informare i visitatori su come il redattore del sito si assicura che i consumatori che inviano recensioni abbiano utilizzato i prodotti in questione;

È lecito supporre che questo metodo verrà evidenziato da chiunque ritenga che le recensioni in questione siano false.

Vedere anche le linee guida precedenti:

Direttiva 93/13 sulle clausole abusive

Direttiva 98/6 sull'indicazione dei prezzi

Direttiva 2011/83 sui diritti dei consumatori.

Competenza territoriale dei tribunali in materia di denigrazione: diritto dell'Unione: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/ALL/?uri=CELEX:62020CJ0251

In un'ordinanza sommaria del 22 dicembre 2021, il presidente del Tribunale del Commercio di Parigi ha ordinato la rimozione degli avvisi e si è basato sugli articoli L. 111-7-2 e D. 111-17 del Codice del Consumo per denunciare la mancanza di datazione degli avvisi e dell'esperienza del consumatore, la mancanza di motivazione dell'avviso, l'impossibilità di identificare il suo autore, con conseguente impossibilità per l'azienda di identificare un problema, di giustificarsi e di reagire, in particolare a causa dell'assenza di un moderatore, e di difendere la sua reputazione.

Accantona il dibattito su un'eventuale diffamazione o anche su una qualifica di denigrazione, ma si concentra sul mancato rispetto delle regole sopra citate.

Vedi anche :

Influencer e contratti con i marchi: le precauzioni da prendere

Condanna in primo grado di signal-arnaques.com, soggetta ad appello

Secondo l'articolo D111-17 del Codice del Consumo:

Chiunque svolga l'attività di cui all'articolo L. 111-7-2 dovrà indicare in modo chiaro e visibile :

1° In prossimità degli avvisi :

a) Se esiste o meno una procedura di controllo delle opinioni;

b) La data di pubblicazione di ogni avviso, nonché la data dell'esperienza del consumatore interessata dall'avviso;

c) Criteri di classificazione dei pareri, compresa la classificazione cronologica.

2° In una sezione specifica e facilmente accessibile:

a) Se viene fornito o meno un corrispettivo in cambio della presentazione di avvisi;

b) Il periodo massimo di pubblicazione e conservazione di un avviso.

Articolo L111-7-2

Fatti salvi gli obblighi di informazione previsti dall'Articolo 19 della Legge n. 2004-575 del 21 giugno 2004 sulla fiducia nell'economia digitale e dagli Articoli L. 111-7 e L. 111-7-1 del presente Codice, qualsiasi persona fisica o giuridica la cui attività consista, principalmente o secondariamente, nel raccogliere, moderare o diffondere opinioni dei consumatori online, sarà tenuta a fornire agli utenti informazioni eque, chiare e trasparenti sui metodi di pubblicazione e trattamento delle opinioni pubblicate online.

Dovrà specificare se tali avvisi sono soggetti o meno a monitoraggio e, in tal caso, le caratteristiche principali del monitoraggio effettuato.

Visualizza la data dell'avviso e gli eventuali aggiornamenti.

Fornisce ai consumatori le cui recensioni online non sono state pubblicate le ragioni del loro rifiuto.

Sta introducendo una funzione gratuita che consente ai responsabili di prodotti o servizi che sono oggetto di una recensione online di segnalare qualsiasi dubbio sull'autenticità di tale recensione, a condizione che la segnalazione sia fondata.

Un decreto, emesso dopo il parere della Commission nationale de l'informatique et des libertés (Commissione nazionale per l'informatica e le libertà), determinerà i termini e il contenuto di queste informazioni.

 

Le piattaforme di recensioni online sono quindi obbligate a indicare la data dell'esperienza del consumatore in una sezione facilmente accessibile vicino alle recensioni, e il periodo di conservazione delle recensioni.

Sul sito web signal-arnaques.com, le date dell'esperienza di consumo non sono state menzionate vicino alle recensioni pubblicate sulle pagine dei rapporti.

Sentenza a eliminazione delle pagine di rapporti non conformi

Con ordinanza del 22 dicembre 2021, il Presidente del Tribunale

Il Tribunale commerciale di Parigi ha stabilito che l'editore non ha rispettato questi obblighi, non menzionando la data dell'esperienza di consumo accanto alle recensioni negative.

L'azienda vittima delle recensioni negative non è stata quindi in grado di verificare la realtà delle esperienze dei consumatori e quindi non ha potuto giustificarsi, subendo così un disturbo palesemente illegale.

Il giudice ha ordinato la cancellazione delle pagine in questione con una sanzione di 1.000 euro per ogni giorno di ritardo.

 

Un'altra decisione memorabile, che accogliamo con favore e che è anche soggetta ad appello, sancisce i famosi record di Google My business, segnando un punto contro le directory selvagge e le recensioni negative anonime:

Tribunale giudiziario di Chambery, Divisione civile, sentenza del 15 settembre 2022, n. 19/01427

Google My business archivia i professionisti senza il loro consenso e raccoglie opinioni anonime senza alcuna verifica, in nome della libertà di espressione e anche se l'obiettivo di Google è mercantile: attirare click sul suo motore, per incoraggiare i professionisti a utilizzare i suoi servizi pubblicitari.

Queste directory non regolamentate sono altamente riprovevoli, così come la maggior parte degli operatori di recensioni online, che non controllano affatto le recensioni, lasciando la porta aperta a tutti i tipi di abuso, cfr.IL NUOVO ARGOMENTO DELLE DIRECTORY SELVAGGE DI FRONTE ALL'RGPD: LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE.

In questa decisione, il tribunale riconosce che

  • Google sta cercando dei professionisti,
  • Google non giustifica un interesse legittimo che giustifichi il trattamento dei dati personali del professionista senza il suo consenso; il "diritto all'informazione pubblica" (la famosa "libertà di espressione") invocato da Google, se soppesato con la protezione dei dati personali e della privacy, non permette di identificare un tale interesse legittimo, e mentre Google produce i suoi registri e raccoglie le recensioni al fine di incoraggiare fortemente (se non obbligare : se non altro per consentire ai professionisti di rispondere alle recensioni negative) ad utilizzare i suoi servizi; inoltre, il diritto del pubblico all'informazione è già soddisfatto dalla diffusione di informazioni sul professionista attraverso altri mezzi di comunicazione; inoltre, il diritto ad un'informazione affidabile non è soddisfatto da Google che raccoglie recensioni anonime non verificabili - e mentre oggi la revoca dell'anonimato non è più possibile nel contesto delle azioni civili e Google rifiuta di rimuovere le recensioni in base ai suoi obblighi di riservatezza - c'è un interesse legittimo. Nel caso di quest'ultimo, c'è un "chiaro squilibrio tra il professionista e l'utente e l'impatto sul professionista interessato può essere significativo". 

L'interesse legittimo del responsabile del trattamento deve essere determinato in modo chiaro e preciso.

Il dovere di informare deve essere adempiuto correttamente. Il professionista non deve subire un danno economico e morale eccessivo.

L'elaborazione dei dati personali da parte di Google è illegale e viene effettuata per scopi commerciali, pertanto l'interessato ha il diritto di opporsi.

L'aspetto interessante di questa decisione, al di là delle questioni relative alla privacy e alla protezione dei dati personali, è che prende in considerazione la libertà di espressione, il diritto del pubblico all'informazione e il dovere di informare.

L'abuso della libertà di espressione è sanzionato dalle ardue procedure di diffamazione e ingiuria e dal rispetto della privacy. La qualifica di denigrazione e le norme del diritto dei consumatori consentono inoltre di limitare l'abuso della libera critica dei prodotti.

La libertà di espressione e il diritto all'informazione si basano sull'indipendenza, l'imparzialità e la buona fede. Questa buona fede non si concilia con gli interessi commerciali o con l'assenza di garanzie sull'affidabilità delle fonti.

Si tratta di una vera opportunità per fermare la diffusione dell'anonimato negli avvisi pubblici, che oggi è così difficile da eliminare a causa degli obblighi di riservatezza degli operatori.

 

Vedi anche: il 'nome e la vergogna' della DGCCRF

2023: DSA - DMA - La nuova regolamentazione di Internet: osservazioni sui progetti (adottati) dell'Unione Europea

 
 

Aggiornamento: 14 febbraio 2023

(Aggiornato al 1° luglio 2022:

Il 5 luglio, il Parlamento europeo ha adottato formalmente la bozza di regolamento sui servizi digitali, nota come Legge sui servizi digitali (DSA).

Il testo dovrebbe essere adottato formalmente dal Consiglio a settembre, prima di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE. Sarà applicabile in tutti gli Stati membri al più tardi entro il 1° gennaio 2024.

(Aggiornamento 11 gennaio 2023: il testo è stato adottato e pubblicato nella GUUE: REGOLAMENTO (UE) 2022/2065 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 19 ottobre 2022 relativo a un mercato unico per i servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (Regolamento sui servizi digitali)).

(Aggiornamento del 17 febbraio 2022:

Nell'ambito dell'Agenda Digitale Europea, intitolata "Dare forma al futuro digitale dell'Europa", è stato annunciato che la Commissione Europea avrebbe modernizzato le norme che regolano i servizi digitali nell'UE. La Commissione europea ha proposto due iniziative legislative: il Regolamento sui Servizi Digitali (DSA) e il Regolamento sul Mercato Digitale (DMA). https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/digital-services-act-package

L'obiettivo generale è quello di disciplinare GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft) e gli altri principali attori di Internet, di prevenire gli abusi e di garantire un'informazione e un commercio equi.

Una disposizione importante, piuttosto recente nel diritto dell'Unione: questi regolamenti si applicheranno alle società straniere che operano nell'Unione, e queste ultime dovranno designare un rappresentante nell'Unione, in grado di sottoporre la suddetta società a procedimenti amministrativi o giudiziari negli Stati membri, senza il vincolo di dover avviare procedimenti al di fuori di tali Stati, o di essere soggette a norme diverse da quelle del diritto dell'Unione.

 

La DSA e la DMA hanno obiettivi diversi:

 

La DSA

 

Il suo obiettivo è quello di contribuire a uno spazio digitale più sicuro, in cui i diritti fondamentali degli utenti dei servizi digitali siano protetti, andando oltre la regolamentazione "del consumatore" di beni e servizi, per comprendere gli aspetti legati alla diffusione di informazioni o contenuti digitali in generale.

Questo regolamento integrerà e modificherà l'attuale direttiva (direttiva sul commercio elettronico). 2000/31 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/fr/ALL/?uri=celex:32000L0031) - per facilitare la rimozione di contenuti illegali, preservando la libertà di espressione.

Il regime di responsabilità limitata dell'ospitante rimane in vigore, ma ci si aspetta che l'ospitante sia molto più coinvolto e trasparente nel processo di rimozione o rimessa online dei contenuti (in particolare, gli articoli 14 e 15).

(aggiornato all'11 gennaio 2023) il testo è stato adottato e pubblicato nella GUUE: REGOLAMENTO (UE) 2022/2065 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 19 ottobre 2022 relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (Regolamento sui servizi digitali) :

Il testo distingue tra piattaforme online e piattaforme online molto grandi tra gli "host", ma anche tra motori di ricerca e motori di ricerca molto grandi, con una responsabilità più ampia quando la piattaforma promuove se stessa (articolo 6, paragrafo 3):

3. Il paragrafo 1 non si applica in relazione alla responsabilità ai sensi della legge sulla protezione dei consumatori applicabile alle piattaforme online che consentono ai consumatori di concludere contratti a distanza con i professionisti, qualora tale piattaforma online presenti le informazioni specifiche o consenta in altro modo la transazione specifica in questione in modo tale che un consumatore medio possa essere indotto a credere che le informazioni, il prodotto o il servizio oggetto della transazione siano forniti direttamente dalla piattaforma online o da un destinatario del servizio che agisce sotto la sua autorità o controllo.

Per quanto riguarda le ingiunzioni giudiziarie e amministrative, vale la pena ricordare gli articoli da 9 a 14, le cui preziose disposizioni forniscono un quadro per il trattamento da parte delle piattaforme, con l'obbligo per le piattaforme di designare un punto di contatto elettronico (per le autorità e per i destinatari dei servizi), un rappresentante nello Stato interessato, e negli articoli 16 e seguenti.

Sulla proposta di trasposizione della componente "odio online" in Francia, veda l'articolo aggiornato :

La proposta di legge Avia contro l'odio su Internet, in pochi punti

Opinioni negative e denigratorie

La difficoltà di eliminare l'anonimato su Internet

I dati personali del direttore dell'azienda

Influencer e contratti con i marchi: le precauzioni da prendere

Aggiornamento 1 febbraio 2023:

Il DSA è entrato in vigore il 16 novembre 2022; tuttavia, molti degli obblighi non saranno applicabili fino al 17 febbraio 2023.

È preoccupato?

Questo testo riguarda tutti gli attori di Internet (con deroghe per quelli molto piccoli).

Quali sono i suoi obblighi?

La sua responsabilità scatta nel momento in cui il suo ruolo va oltre quello di un semplice intermediario tecnico, e le condizioni della sua neutralità non sono soddisfatte.

Lei ha l'obbligo di

- designare un punto di contatto e un rappresentante legale in Francia;

- aggiornare i termini e le condizioni; descrivere le procedure di moderazione dei contenuti;

 

Ospitato da :

- istituire un sistema di segnalazione dei contenuti illegali;

- l'obbligo di segnalare alle autorità le minacce alla vita e alla sicurezza delle persone;

- Stabilire un sistema di appello interno contro le decisioni della società di hosting;

- istituire un sistema per correggere gli abusi di whistleblowing;

- rapporto di trasparenza, compreso il numero di controversie gestite al di fuori del sistema giudiziario;

 

Fornitore di piattaforma :

- maggiori informazioni per l'utente di Internet prima che prenda una decisione;

- trasparenza sull'esistenza e l'origine della pubblicità presentata;

- protezione rafforzata dei minori; divieto di profilazione dei minori;

- tracciabilità e valutazione delle informazioni fornite dai professionisti;

Fornitori di piattaforme con un processo di contrattazione tra il commerciante e il consumatore:

- mettere in atto i mezzi per consentire ai professionisti di adempiere ai loro obblighi di informazione precontrattuale;

- obbligo di segnalare un prodotto o servizio illegale ;

- effettuare un'analisi dell'impatto dei rischi coinvolti;

- fornire un meccanismo di risposta alle crisi;

- proporre almeno un'opzione di raccomandazione che non si basa sulla profilazione;

 

Piattaforme e motori molto grandi:

- tenere un registro degli annunci con informazioni aggiuntive;

- nominare un responsabile della conformità che si occupi dei rapporti con le autorità;

- trasparenza: sulla moderazione, sul numero di utenti ;

- requisito di revisione indipendente ;

- pagamento di una tassa di monitoraggio ;

 

Occorre quindi mettere in atto analisi e processi; lo studio la assisterà in queste questioni.

 

 

La DMA

Il suo obiettivo è quello di stabilire condizioni di parità per l'innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo che a livello globale. Questo regolamento integrerà il regolamento della piattaforma per le imprese 2019/1150 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/TXT/?uri=CELEX%3A32019R1150). Il s’agit de limiter l’effet anti-concurrentiel des gatekeepers.

 

Incertezza sulla MAD: è applicabile senza pregiudicare l'applicazione delle norme europee e nazionali esistenti, e quindi rischia di ridursi a uno stillicidio.

Aggiornato il 2/11/2022

La Legge sui Mercati Digitali (DMA) entra in vigore

del 14 settembre 2022 sugli appalti equi e contendibili nel settore digitale e che modifica le Direttive (UE) 2019/1937 e (UE) 2020/1828 (Regolamento sugli appalti digitali), dopo alcune modifiche finali rispetto alla prima proposta.

  • le soglie quantitative per far rientrare un'azienda nel campo di applicazione del MAA sono state fissate a :
    • 7,5 miliardi di fatturato annuo nell'Unione Europea
    • 75 miliardi di capitalizzazione di mercato
  • la multa massima di 20% del fatturato mondiale che può essere imposta dalla Commissione Europea per la non conformità di un controllore di accesso si applicherà solo in caso di recidiva.
  • per la prima infrazione è prevista una multa massima pari a 10% del fatturato mondiale.

La DMA sarà applicata a partire dal 2 maggio 2023.

A partire da tale data, i gatekeeper avranno due mesi di tempo per notificare i loro servizi di piattaforma essenziali alla Commissione Europea. La Commissione deciderà entro 45 giorni lavorativi se designare o meno questi attori come gatekeeper. I nuovi obblighi per i gatekeeper così designati inizieranno ad essere applicati a partire da marzo 2024.

Il direttiva sulle azioni collettive (DIRETTIVA (UE) 2020/1828 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 novembre 2020 riguardante le azioni rappresentative per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori e dei consumatori).
che abroga la Direttiva 2009/22/CE )
- che gli Stati membri dovranno recepire entro la fine del 2022, si applicherà in caso di violazione delle regole DMA da parte dei controllori di accesso, consentendo alle associazioni dei consumatori di intraprendere azioni legali contro i controllori di accesso.

Si rivolga allo studio legale Roquefeuil di Parigi per essere assistito nei suoi contenziosi o progetti digitali.

Si veda anche, per un esempio del problema della concorrenza e dell'accesso al mercato tramite Google Ads: L'imprenditore del web estromesso da Google Ads

Riforma del diritto dei consumatori :

Modifica delle linee guida :
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/TXT/HTML/?uri=CELEX:32019L2161&from=FR

Ordine di trasposizione :
https://www.legifrance.gouv.fr/jorf/id/JORFTEXT000044546235

****************************************************************************************

Il diritto di recesso

Osservazioni sull'interpretazione del contratto

Le condizioni generali hanno ancora uno scopo?

Possiamo far giudicare in Francia il nostro fornitore straniero?

Condizioni ingiuste

*********************************************************************

 

*********************************************************************************************************

Vedi anche :

Diffamazione, falsa testimonianza, denuncia calunniosa... quali sono le differenze?

 

 

Vedere: Decreto 2022-32 del 14 gennaio 2022 (obblighi delle piattaforme contro i contenuti di odio).

D. n° 2022-32, del 14 gennaio 2022, adottato per l'applicazione dell'articolo 42 della legge n° 2021-1109, del 24 agosto 2021, che rafforza il rispetto dei principi della Repubblica e che riguarda la definizione di una soglia di connessioni a partire dalla quale gli operatori di piattaforme online contribuiscono alla lotta contro la diffusione pubblica di contenuti illeciti.

Immunità per le piattaforme statunitensi?

Riforme civili e penali 2022

 

it_ITItalian