Obiettivo
Il progetto di legge contro l'odio su Internet mira a delegare alle piattaforme più importanti una missione più vigorosa per rimuovere (determinati) contenuti odiosi pubblicati dagli utenti di Internet che utilizzano i loro servizi, non appena vengono segnalati, pena una pesante multa.
Riserva e possibile censura da parte del Consiglio Costituzionale
Ci sono state lamentele (senatori, Commissione Europea...) sul fatto che la restrizione alla libertà di espressione è troppo grande, e il Consiglio Costituzionale, che sta esaminando la legge, potrebbe avere delle riserve in merito. La mancata notifica della legge alla Commissione Europea potrebbe comprometterne l'applicazione.
L'odio online: una questione di pubblica decenza - i mezzi messi sul tavolo dalla proposta di legge
Tuttavia, resta il fatto che una singola vittima dell'odio su Internet, e in particolare dell'odio collettivo (il fenomeno della "curée" o del "raid digitale"), in genere non ha modo di difendersi, o lo fa a costi inaccessibili: costituzione di prove, denunce, follow-up delle denunce e lunghezza del processo giudiziario, difficoltà di indagine (soprattutto per quanto riguarda i dati ospitati all'estero) e grande incertezza sull'esecuzione delle decisioni contro persone o piattaforme residenti all'estero, anche se la procedura sommaria o la petizione possono in alcuni casi accelerare le cose.
La legge è quindi essenziale per "invertire la tendenza", nel senso che ora è la persona che inizia a diffondere contenuti di odio contro un cittadino francese che sarà responsabile della difesa dei suoi commenti se ritiene che siano stati erroneamente cancellati dalla piattaforma.
Il costo ricadrà su di lui. E ovviamente non vorrà sostenere questo costo.
Soprattutto se avesse avuto cura di modificare i suoi commenti con uno pseudonimo: questo lo costringerebbe ad identificarsi e
di correre il rischio di essere condannato questa volta.
La rimozione del contenuto non proteggerà l'autore del discorso d'odio dall'azione penale se la vittima o un procuratore (con la futura procura specializzata di Parigi) lo ritengono necessario.
La piattaforma sarà ritenuta responsabile se non riuscirà a rimuovere il contenuto segnalato e potrà essere sanzionata in quanto tale dopo un processo giudiziario a giudice unico.
D'altra parte, se rimuove erroneamente il contenuto, sarà anche interessato, se viene perseguito, ma in misura non specificata - non è previsto un reato specifico di sovracensura in questo caso, in linea con un approccio tradizionale di libertà editoriale. -
Il burlone che ha segnalato erroneamente un contenuto sarà, in linea di principio, punibile anche in base al reato specifico di falsa segnalazione (15.000 euro di multa).
La CSA potrebbe eventualmente imporre sanzioni amministrative contro una piattaforma che presenta un modello generale di eccessiva censura, ma non potrebbe andare contro le condizioni generali delle suddette piattaforme, che potrebbero istituire una forte censura proprio per evitare sfide, o in applicazione delle proprie scelte editoriali.
La proposta di legge organizza quindi un vero e proprio bonus di ritiro, che compensa la mancanza di mezzi delle vittime, con il rischio di una vera e propria sovracensura generalizzata, supervisionata dalla CSA.
Aggiornamento 18 giugno 2020:
"Il Consiglio costituzionale riconosce il problema, convalida il principio di una legge, ma ritiene che i mezzi che abbiamo trovato non siano quelli giusti. Dobbiamo quindi continuare a lavorare per trovare soluzioni che ottengano il consenso e possano essere applicate. https://twitter.com/LaetitiaAvia/status/1273686096354967553
Aggiornamento gennaio 2021:
In Francia, il progetto di legge sul "separatismo" o "rispetto dei principi della Repubblica", che sarà discusso all'Assemblea Nazionale nel gennaio 2021, la sezione "odio online" è stata portata avanti dalla deputata Laetitia Avia, che aveva portato avanti la tardiva proposta di legge "contro l'odio online", respinta dal Consiglio Costituzionale e criticata per aver incoraggiato l'eccesso di censura e per non essere in linea con il calendario dell'Unione Europea.
L'odio online è ancora molto vivo e, secondo le statistiche dei social network, è necessario cancellare milioni di messaggi odiosi ogni giorno: anche se moltiplicassimo i mezzi legali, sarebbe comunque come svuotare l'oceano con un cucchiaino.